Matsukaze
bellissima riflessione di Inaba Sensei. Raramente ci si sofferma su quanto ci circonda e ci si rende conto di quanto aikido è costantemente sotto i nostri occhi. Meditate gente, meditate.
Matsukaze, il vento tra i pini.
Il vento soffia forte. Ma finchè gli alberi si muovono e si adattano, continuano a rimanere in piedi.
A volte prendendo forme bellissime, sulla spiaggia.
Ma il vento non lo sa.
Non soffia perché l'albero si pieghi e trovi una forma particolarmente bella.
Soffia per spazzarli via.
L'adattabilità,l'aiki, trasforma la violenza in bellezza, in arte e trova la vita laddove esiste il desiderio della morte.
Aikido giusto o sbagliato? Quanti stili di Aikido ci sono?
Spesso ci si chiede come mai l'aikido che si vede fare da una persona può essere completamente diverso da quello di un'altra persona. Uno è giusto e uno è sbagliato?
Provo a esprimere una mia opinione.
Di certo, l'esperienza e la propria struttura fisica incidono moltissimo e sebbene la base deve essere uguale per tutti, a partire da certi livelli di padronanza (che secondo me possono arrivare prima o anche molto dopo aver conseguito il primo livello di cintura nera) si inizia volenti o nolenti a "interpretare" l'aikido alla luce di quanto si è capito e di cosa si può esprimere.
Storicamente, gli allievi di O-sensei arrivavano dalle più disparate arti marziali e ognuno assimilava una parte dell'aikido del fondatore.
Morihei Ueshiba stesso creò l'aikido a partire dal Daito-Ryu Akijujutsu, scuola guerriera da cui è partito per poi formare l'insieme di tecniche che compongono l'aikido.
Alcuni di questi allievi facevano parte di una cerchia interna privilegiata (gli uchi-deshi) che vivevano a stretto contatto con il fondatore e potevano studiare in maniera più approfondita tutti gli aspetti di quest'arte marziale.
Si dice che O-sensei difficilmente spiegava le tecniche; le dimostrava e basta. Tutte le spiegazioni erano su base filosofica, più che su come andasse eseguita la tecnica.
Un praticante che ha già una base di un altra arte marziale, inevitabilmente tende a fondere gli aspetti di queste discipline e quindi praticanti molto diversi iniziano a manifestare un aikido piuttosto diverso.
Queste persone trasmettono una base comune e un' interpretazione diversa della stessa disciplina.
Se questo nasce già dai grandi maestri, figuriamoci poi le strade che possono prendere i successivi allievi.
L'aikikai rappresenta lo stile ufficiale, la base se vogliamo.
L'Iwama Ryu (o Takemusu Aikido) viene ritenuto quello più autentico e vicino a quello del fondatore.
Poi tra i più noti ci sono lo Yoshinkan e il Ki-aikido, giusto per citarne alcuni,
Quindi trovo piuttosto naturale vedere impostazioni ed esecuzioni differenti quando ci si confronta con gli altri praticanti, ma definire quale sia l'aikido giusto o l'aikido sbagliato (tranne che per le evidenti eccezioni del caso, dove chiaramente quel che si pratica non è più aikido e manca la base vera e propria) diventa piuttosto un "fai parte del mio circolo" o "non fai parte del mio circolo".
Fai la tecnica nel modo Aikikai o nello stile IWAMA? Stile duro o morbido? realistico o farlocco? Fai parte della federazione grande o di quella piccola?
Trovo che separare, quando alla base ci dovrebbe essere l'unione, non sia una gran cosa, e spesso ci si scorda che si è partiti tutti dalla stessa radice.
Fortunatamente non ragionano tutti allo stesso modo e spesso si incontrano o si vedono maestri e praticanti che vanno oltre queste divisioni e finalmente si può praticare la via dell'armonia 🙂
E per l'aikido in italia?
Qui si trova un approfondimento al riguardo, che dimostra anche quanto sia stata articolata e interessante la sua evoluzione nel nostro paese,