Ricordo di aver letto su qualche libro, che la prima volta che un alievo anziano suggerì ad O-Sensei di affiggere un regolamento sul comportamento da tenere nel Dojo, questi esclamò sconsolato: "A che punto siamo arrivati…".
Ma tant'è che, purtroppo, dovunque ci volgiamo intorno oggigiorno, vediamo esempio eclatante di menefreghismo e maleducazione.
Ma come ci si comporta (o comportava…) in un Dojo tradizionale? Vediamo…
ETICHETTA DEL DOJO
by Canetti G.
IL DOJO
Le Arti Marziali si distinguono dai comuni sport in diversi aspetti, due dei quali sono la disciplina e il modo di comportarsi in palestra. L'apprendimento di un'Arte Marziale è diverso da un normale corso di studi, che ha un termine. L'Esercizio della via del combattimento (Budo) inizia ma non finisce mai.
L'ambiente dove ci si allena si chiama Dojo. Dojo è il luogo in cui si pratica la via. Come si può intuire, non è una semplice stanza, ma un posto dove deve regnare tranquillità e rispetto. Nel dojo, solitamente ci sono uno o più tatami, che sono delle materassine in paglia o altro materiale; hanno la caratteristica di essere molto solide e quindi ci si può camminare come se si fosse per strada, ma attutiscono le cadute.
L'esercizio della via migliora nel contenuto e assume maggiore chiarezza se tra l'allievo (deshi) e il dojo si instaura un legame sincero. Il termine dojo si riferisce alla sala in cui si svolgono le esercitazioni, ma rappresenta simbolicamente la profondità del rapporto tra la persona che si esercita e la sua arte.
Il termine deriva dal buddismo e indicava, in origine, un luogo riservato alla meditazione e alla ricerca di se stessi; in seguito è passato a designare quello in cui ci si esercitava nelle arti marziali. Il senso tuttavia, è rimasto lo stesso: per ogni studente serio, il dojo è ancora oggi un luogo di meditazione e concentrazione, degno di essere onorato, riservato allo studio, alla fratellanza, all'amicizia e al rispetto reciproco. E' più di un semplice concetto: rappresenta simbolicamente la via dell'arte marziale.
In ogni dojo ci sono un maestro (sensei) e diversi allievi esperti (sempai), alcuni dei quali sono anche maestri.
Questo può bastare ai più, ma per un marzialista vero, il Dojo è ovunque, non c' è limite al concetto di Dojo, non ci sarà quindi limite al suo giusto comportarsi.
REIGI (etichetta del DOJO)
Normalmente, si lasciano le scarpe nello spogliatoio o, nelle palestre più formali, addirittura all'ingresso, e si usa un paio di ciabatte (zori) per arrivare fino al tatami. Quando si entra o si esce dal tatami, ci si rivolge verso il centro del tatami o verso il Maestro, se presente, e si esegue il saluto in posizione eretta.
All'inizio ed al termine della lezione il maestro fa disporre tutti gli allievi in fila. Gli allievi si devono mettere in ordine di grado rivolti verso il maestro.
Il sempai di turno comanderà il seiza (seduti secondo il metodo tradizionale giapponese). Gli allievi udito il comando dovranno, uno dopo l'altro in ordine di grado, mettersi in seiza per il saluto.
Solo al termine della lezione, e non obbligatoriamente, in posizione di seiza, il sempai comanderà il mokuso.
MOKUSO (occhi chiusi per la meditazione)
MOKUSO-YAME (finisce la meditazione e si riaprono gli occhi)
Talvolta, durante il mokuso, si recita il DOJO KUN con il seguente criterio:
il Sempai recita ad alta voce i principi del dojo uno per uno e gli altri allievi li ripetono ad alta voce.
I principi sono i seguenti:
HITOTSU, JINKAKU KANSEI NI TSUTOMURU KOTO
(cerca di perfezionare il carattere)
HITOTSU, MAKOTO NO MICHI O MAMURU KOTO
(percorri la via della sincerità)
HITOTSU, DORYOKU NO SEISHIN O YASHINAU KOTO
(rafforza instancabilmente lo spirito)
HITOTSU, REIGI O OMONZURU KOTO
(osserva un comportamento impeccabile)
HITOTSU, KEKKI NO YU O IMASHIMURU KOTO
(astieniti dalla violenza e acquisisci l'autocontrollo).
pronuncia :
gincacu canseini sutomurokoto
gincacu macoto no mici o mamorukoto
gincacu dorioku no seiscin o iascinaokoto
gincacu reighi omonzurokoto
gincacu checchi no iuo imashimerukoto
Liberati dal mokuso (dopo circa 5/10 secondi) con MOKUSO YAME il Sempai inizia il saluto:
- a) SHINZA NI REI (in avanti, rivolto al maestro fondatore)
- b) SHOMEN NI REI (in avanti, rivolto al maestro fondatore)
- SENSEI NI REI (rivolto all'istruttore del Dojo)
- OTAGAI NI REI (tra gli allievi sempre rivolti in avanti).
(a): da effettuarsi SOLO quando è presente l’immagine del Capo Scuola
(b): da effettuarsi quando NON è presente l’immagine del Capo Scuola
N.B. Nella disposizione per il saluto, i Sempai presenti si posizionano lateramente al Maestro. Le enunciazioni dei comandi sono effettuate dal capofila. Al comando “Sensei Ni Rei”, mentre ci si inchina per il saluto si dice anche “DOMO ARIGATO SENSEI”. Per l’enunciazione del comando “Kiritsu”, prima si attende che Maestro sia definitivamente uscito dal tatami, e poi che tutti i Sempai , dopo essersi inchinati di nuovo uno ad uno, siano già tutti in piedi.
Ecco l'intera sequenza del saluto.
Successivamente il SEMPAI comanderà il KIRITZU (in piedi) e solo a questo punto gli allievi potranno alzarsi per iniziare o terminare la lezione.
Quando si entra nel dojo e quando si esce per qualsiasi ragione, l'etichetta prevede che si saluti (se presenti) il maestro ed i compagni o, comunque, il dojo stesso con un breve inchino stando in piedi con le braccia lungo i fianchi, talloni uniti e punte dei piedi divaricate a 45 gradi.
Se si arriva in ritardo all'allenamento, ci si mette in SEIZA rivolti verso il maestro e si attende il suo saluto, a quel punto si esegue il saluto tradizionale e si entra.
Puntualità come primo segno di rispetto, arrivare per tempo alla palestra per potersi cambiare, senza eccessiva fretta, avendo così il tempo per iniziare a preparare il "vuoto mentale" necessario per apprendere.
Abbigliamento e cura del corpo, il keikogi deve essere a posto, la cintura (obi) correttamente allacciata, i piedi e le mani puliti, nessun fronzolo può essere indossato (via quindi braccialetti, orologi e quant’altro inutile, questi oggetti possono procurare ferite a se e agli altri). I capelli se lunghi vanno raccolti.
Se il riscaldamento vero e proprio (Aikitaisho) non è iniziato sono opportuni brevi esercizi di allungamento individuali per prepararci, evitando che il naturale parlare con il compagno diventi gazzarra.
Quando entra il Maestro, silenzio, la lezione inizia e non deve essere interrotta inutilmente, gli allievi anziani siano sempre disponibili a guidare i giovani con brevi e precisi suggerimenti. E' auspicabile che ognuno dia esempio per far crescere tutti.
Se si deve abbandonare l'allenamento prima del termine, si chiede il permesso al maestro poi, passando dietro a tutti, e mai davanti, ci si porta verso l'uscita, ci si mette in SEIZA rivolti verso il maestro e si attende il suo saluto: a quel punto si esegue il saluto tradizionale e si esce.
Formule più utilizzate:
Giapponese
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Significato
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Arigato gozai mashita (abbr.: Arigato gosai-mas)
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molte grazie
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Do-itashi-mashite
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Benvenuto
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Sumi-masen
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Scusi
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Ohio Gozaimasu
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Buon giorno
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Konnichiwa
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Buon pomeriggio
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Konbanwa
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Buona notte
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Hai
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Si
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Ii-e
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No
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Se avete Real Player, trovate altre formule con la pronuncia (audio) su "Learn Japanese Today"
Numeri
Numero
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Giapponese
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Pronuncia
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uno
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ichi
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ic
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due
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ni
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ni
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tre
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san
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san
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quattro
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yon/shi
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yon/shi
|
cinque
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go
|
go
|
sei
|
ro-ku
|
roku
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sette
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na-na
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nana
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otto
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ha-chi
|
hachi
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nove
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kyu
|
ku
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dieci
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ju
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ju
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11-19
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si accoppiano i numeri (11->ju-ichi, 12 ju-ni)
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20,30..100
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si "moltiplica" (20=2*10->ni-ju, 30=3*10->san-ju)
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100
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hya-kyu
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yah-koo
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200
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ni-hya-kyu
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1000
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sen
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Classificazione tramite dan:
Nome
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Dan
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Shihan
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(5° – 7° dan)
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Sensei
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(3° o 4° dan)
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Sempai
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(1° o 2° dan)
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Sequenza del saluto in forma cerimoniale (Zarei):
Si parte dalla posizione in piedi (ritsurei)
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Si scende, senza ondeggiare, prima con la gamba sinistra.
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Si mette a terra anche l'altro ginocchio; siamo ancora in punta dei piedi. Nel successivo movimento, il dorso dei piedi verrà poggiato a terra.
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Ci si siede sui piedi. La schiena è diritta. Le mani sono lungo le cosce e mai sulle ginocchia.
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Inizia il saluto. Con le mani (prima la sinistra) andremo a formare un triangolo.
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Si compie il saluto, senza alzare il sedere. Segue tutta la manovra a ritroso.
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