le interviste di Ovo San, con il M° Marco Rubatto
Eccoci qua ! è proprio sotto la Mole Antonelliana, simbolo della Nostra Torino, il vostro Ovoreporter incontra il Maestro Marco Rubatto, che insegna a S. Mauro Torinese e anche a Volpiano e in Torino, insomma ecco “ due gianduiotti” (famosi cioccolatini tipici di Torino), faccia a faccia (virtualmente si intende). Insieme ai M° Chierchini e Branno ha organizzato e ospitato l’ Aikido Blogger Seminario…Allora M° Rubatto un po’ di Free Style prima delle 5 domande?
Marco- Vado con il free style:
Ho iniziato a fare Aikido per una combinazione assolutamente fortuita, più precisamente a causa di un incidente ad un ginocchio accaduto mentre praticavo Karate: non potevo più tirare calci per un po’, ma avevo ancora l’abbonamento pagato per un intero anno presso il Dojo/Palestra che frequentavo, quindi mi sono dato all’Aikido quasi per “tamponare” il momentaccio. L’Aiki-vocazione però è stata tardiva: sin da giovane avevo praticato alcuni stili di Kung Fu, ancor prima che il Karate. Attratto dalle cadute e dalle leve articolari, sono stato folgorato sulla via di Aiki-Damasco quel giorno ormai lontano più di vent’anni, e da allora non ho più fatto altro.
Quello che mi colpì di questa disciplina un attimo dopo che la mia esigenza di sbattacchiarmi si era un po’ calmata, era il grande spessore filosofico di questa disciplina… cosa che non avevo incontrato nei miei precedenti percorsi marziali.
Quindi… prima un paio di allenamenti alla settimana, che presto sono diventati 3, 4… poi 5… poi gli stage… e così mi ritrovo venti anni più tardi ad essermi licenziato dal mio lavoro ordinario per dedicarmi completamente e quotidianamente alla pratica, all’insegnamento ed alla divulgazione dell’Aikido!
Credo di essere riuscito comunque anche a far tesoro della mia esperienza lavorativa con i potatori di handicap intellettivo nel mondo del sociale: ora li seguo da alcuni anni in un corso specifico di Aikido adattato alle loro esigenze.
Ho avuto la fortuna di incontrare Insegnanti in gamba, che mi hanno aperto mondi inesplorati della pratica… e soprattutto l’ottica con la quale interagire con essa, in modo tale da poter continuare a fare Aikido soprattutto al di fuori del tatami. Cosa che credo poi interessi bene o male a ciascun praticante…
Sono stato un bel po fortunato, insomma… anche perché mi sono da sempre interessato di spiritualità e cultura orientale, quindi con l’Aikido ho trovato un connubio perfetto fra movimento, marzialità, ma anche possibilità di integrare tutti i miei studi ed interessi precedenti, portati avanti in altri ambiti. Fra essi la Meditazione è forse stata la mia compagna più importante e fedele, alla quale ho avuto l’onore di essere introdotto da uno dei discepoli più stretti del Mahatma Gandhi… e quindi mi sono ancora più innamorato dell’Aikido quando mi sono accordo della convergenza fra il sapere antico e la filosofia di O’ Sensei!
Ok ! andiamo con le domande…
Ovo san:
1- tra i 4 elementi Aria, Fuoco,Terra e Acqua quale rappresenta di più il tuo Aikido?
Marco: Gran bella domanda: quando ho iniziato a praticare, probabilmente il fuoco era l’elemento che mi rappresentava meglio… magari con qualche goccia di acqua qua e la, ma assolutamente non in grado di spegnerlo. Ora mi sento molto più mutevole rispetto agli elementi, ma anche più integrato: certamente va un po’ a periodi… ma spesso mi concentro di percepirli tutti e quattro vivificati sul tatami, anche perché quando ci riesco mi sento davvero bene ed al mio giusto “posto”!
La terra è la concretezza, forse anche la solidità, che solo ultimamente sento più mia… ho sempre teso in passato ad avere un po’ la testa nelle nuvole… il corpo (la terra), la mente (l’acqua), lo spirito (il fuoco) e l’anima (l’aria) sono proprio quanto di recente sto cercando più di integrare fra loro, avendo intuito quanto la loro unione profonda sia maggiore della somma delle singole parti (O’ Sensei docet). Vediamo adesso quanto ce la farò, ma la sfida mi sembra comunque alquanto stimolante!
Ovo San: 2- Iwama, nel tuo blog ho visto il tuo Viaggio alle origini dell’Aikido, quale atmosfera hai respirato, sapendo che è un sogno per molti andare a Iwama…
Marco: Ho avuto la fortuna di andare in Giappone, e nello specifico anche ad Iwama, diverse volte… la prima di esse a dire il vero in modo un po’ avventato, giusto con quell’infinito entusiasmo giovanile di realizzare i propri sogni… le seguenti invece in maniera forse più oculata (dopo avere studiato qualche annetto il giapponese, per esempio!); mi sono curato di girare in lungo ed in largo sulle tracce dei luoghi cari ad O’ Sensei: Tanabe (il luogo in cui è nato), l’Hokkaido (dove da giovane supportò la costruzione di un’intera comunità nel paesino di Shirataki e dove incontrò Sokaku Takeda), Ayabe e Kameoka (dove venne in contatto con Onisaburo Deguci ed i credenti Oomoto Kyo), i monti Kumano (dove spesso si ritirava in preghiera)… e poi ovviamente Tokyo (ancora attualmente considerato il quartier generale dell’Aikido mondiale) ed Iwama (dove studiò ed insegnò negli ultimi decenni di vita).
Non vorrei essere frainteso, ma ho respirato in ciascuno di questi luoghi un’atmosfera molto diversa da quella che mi sarei aspettato (o che ci vorrei voluto trovare): storicamente parlando è una gran cosa poterci andare e “toccare con mano” la sua storia, ma è evidente come il suo Aikido non sia più li, né sinceramente a nessuno ciò interessi più di tanto. C’è chi insegna molto bene le tecniche, senza troppo curarsi degli aspetti più relazionali, filosofici o spirituali… c’è chi pratica ma sembra che non sappia più nemmeno bene il perché lo faccia. Ci sono anche quelli bravi, come da noi… ma ci sono le “mezze calzette” (forse questi sono in maggioranza!). La “Mecca dell’Aikido” forse non è più in Giappone in questo momento, nel senso che lo spirito autentico del Fondatore può benissimo essere riprodotto e vivificato nei nostri Dojo meglio di come ho visto fare ad Iwama nel suo di recente. Sembra qualcosa di paradossale, forse spegnerà qualche entusiasmo, ma è sinceramente ciò che ho provato più e più volte quando ero là. Il giapponese medio non sa nemmeno cosa sia l’Aikido e più di una volta sono stato preso per fesso perché provenivo dall’Italia per studiare qualcosa che per loro è morta e sepolta, come la tradizione dei Bushi… Sono molto più interessati all’America, al business ed alla micro-ingegneria per badare a tradizioni e templi… quelli, spiace a dirlo, sembrano interessare quasi solo più a noi! Bizzarro vero?!
La buona nuova è che ora andare in Giappone è qualcosa di veramente fattibile ed abbastanza low-cost, se ci si sa organizzare. In merito a questo ho intenzione nei prossimi mesi di pubblicare su Aikime una sorta di “visita virtuale” con alcuni appunti di viaggio, a favore di futuri viaggiatori fai-da-te, che intendessero replicare l’esperienza. Il sogno diventa sempre più realizzabile… ma andiamoci per fare foto e video della natura pazzesca del Giappone, della loro straordinaria cultura… ma non esclusivamente per fare Aikido, altrimenti rischieremmo di rimanere delusi, secondo me.
Ovo San: 3- hai ospitato l’Aikido blogger seminario insieme hai M° branno e Chierchini, quindi parlando di Blog , come è cresciuto il mondo dell’Aikido grazie ad internet e come cambierà secondo te…?
Marco: Il Web ha cambiato tutta la nostra società, e quindi ha influito ed influirà sempre più secondo me anche nell’Aikido. Quando io ho iniziato a praticare, l’unico modo per sapere chi era un’Insegnante o vederlo in azione era quello di fare la borsa, prendere il termo e magari attraversare l’Italia (se non l’Europa) per arrivare sul suo tatami. Ora basta digitare il suo nome su Google o Youtube ed è subito facile capire se siamo dinnanzi ad uno “che c’è”, piuttosto ad una persona senza troppa sostanza. Siamo in grado di vedere non solo chi è, ma anche cosa fa di attivo e concreto per promuovere la crescita e patrocinare lo sviluppo della nostra disciplina. Ricordo che i gradi più alti sono attribuiti proprio per meriti di questo tipo: la divulgazione, la consacrazione della propria vita ad uno scopo affine con le prospettive dell’Aikido. Certo che se uno è 7º dan solo all’interno della sua piccola cerchia… dal Web è evidentemente smascherabile… o perché è assente, o perché basterà chiedere le referenze. In un certo senso la rete fornisce un sacco di stimoli, è popolata da un gran numero di cialtroni (dell’Aikido, come di qualsiasi altro settore)… ma basta avere gli occhi buoni per districarsi velocemente in questa giunga ed approdare a ciò che ci interessa. I giovani fanno di default questo processo… e, ad esempio, in tanti arrivano così al Dojo. Sarà poco tradizionale forse, farà poco “insegnamento segreto” riservato ai fedeli di un clan… ma i tempi sono cambiati e l’Aikido ha tutte le carte in regola per essere un arte fluidamente adattabile alle esigente della nostra società, Web incluso… anzi cogliendo al meglio questa inedita opportunità di sviluppo ed evoluzione. Secondo me, chi non coglie questo aspetto e rimane rigidamente ancorato alle dinamiche del passato sarà presto considerato un “pezzo da museo”…
Ovo San: 4- Vivere l’Aikido giornalmente come attività , ha cambiato IL TUO MODO DI ESSERE o hai adattato l’aikido AL TUO STILE DI VITA?
Marco: Vivere l’Aikido giornalmente ha cambiato un sacco di cose in me: innanzi tutto ho dovuto imparare a stare sul tatami in modo diverso e molto più rispettoso di me stesso, del mio corpo… che è poi lo strumento che utilizziamo per la pratica. Ciò non significa risparmiarsi negli allenamenti, ma agire nell’ottica che la settimana (la mia nella fattispecie) è fatta da numerosi allenamenti (circa 12, attualmente)… che il mese è fatto di quattro settimane e che quindi ci deve essere non solo energia in ciò che si fa, ma è necessario garantirsi (e garantire agli studenti) che questa energia si mantenga a lungo. Praticare ogni giorno fa spesso riflettere su quanto longeva intendiamo che sia la nostra attività Aikidoistica. La vecchia generazione dei Sensei, in questo senso e salvo rare eccezioni, ci ha lasciato un pessimo esempio di equilibrio: erano quasi “tutti rotti” da anziani, segno che da giovincelli forse ci hanno calcato un po’ troppo la mano!
Comunque per risponderti, entrambe le cose sono state fatte: io sono andato verso l’Aikido, modificando il mio stile di vita (il sonno, i pasti… ad esempio) ed sto percependo che pian piano anche l’Aikdo, a specchio, prende un po’ la mia forma. Che dire però, il processo è iniziato così intensamente solo da pochi anni, vieni a farmi questa domanda più avanti, diciamo fra una quindicina d’anni per esempio! ^__^
Ovo San: 5- Marzialità, tra il dire e il fare, quanta filosofia e quanto il keiko c’è nel Tuo aikido oggi?
Marco: Forse uno dei punti più delicati degli Aikidoka d’oggi è proprio quello di saper trovare un soddisfacente connubio fra pratica, marzialità, filosofia e spiritualità… Non so se l’ho attualmente trovato, spesso infatti aggiusto il tiro e/o cambio direzione… ma almeno ho chiaro come mi piacerebbe che questo processo avvenisse: in modo equilibrato ed integrato! Ho esordito in una scuola molto tecnica e marziale, quella di Iwama appunto… poi ho cercato di attingere alle mie esperienze più filosofiche e spirituali ed anche il mio attuale Insegnante, Patrick Cassidy Sensei si sta muovendo nella stessa direzione. Ho iniziato a parlare di più di questi temi a lezione ed a integrare maggiormente il movimento nudo e crudo e le tecniche… con un più sottile “movimento dello spirito e della consapevolezza”. Ogni tanto però guardo i miei allievi, e dopo magari qualche settimana che trattiamo argomenti più eterei e filosofici, iniziano ad atteggiarsi troppo come ballerine di danza classica… e questo è il segnale che bisogna “tornare sul classico” e recuperare quella sana atmosfera marziale in cui gli errori si pagano cari, così l’attenzione sale alle stelle… e non dobbiamo solo cadere grazie al “volemose bene” (infondo l’Aikido ha avuto i suoi natali in un’atmosfera simile…).
Di contro però, noto anche come a seguito di un periodo più “militaresco”, impegnati a cercare angoli buoni e distanze corrette, ci si “raffredda un po’ l’anima”, si diventa più cinici… simili a robot, magari precisi, ma sempre robot inespressivi: questo è il momento nel quale tendo a rinfrescare un po’ di più le prospettive personali alle quali l’Aikido si conduce. Forse si impara solo in un processo di aggiustamenti continui e approssimazioni successive, ed in questo “Budo” classico e filosofia credo che siano due elementi compresenti ed indispensabili: il difficile per me è solo quello di mixarli fra loro con la precisione di un farmacista a seconda delle esigenze. Però sono due elementi irrinunciabili, di questo sono certo ormai… perché si supportano e completano a vicenda (O’ Sensei ri-docet!).
Marco Rubatto
Bhe! Tanta roba, volendo concludere direi Grazie Marco….di cuore e continua così che sei un grande! ma sopratutto molto disponibile alle mie domande, davvero…
Un saluto Ovo San
le interviste di Ovo san, con il M° Fabio Branno
Amici Aikidoki Orbassanesi e non..oggi il Vostro “ Ovoreporter” fa un salto virtuale nella città di Napoli, anzi a Fuorigrotta dove lavora ed insegna il Maestro Fabio Branno, uno dei più riconosciuti Aikidoki d’Italia e non solo… figlio d’arte anche Fabio Branno, rappresenta uno di quei personaggi che posso dire di essere nati su un tatami…inoltre potrete seguirlo sul suo blog www.aikidovivo.it.
Intanto è un’ onore ed un piacere ospitarti nel Nostro sito , puoi raccontarci un po’ della tua Aikivita?
Ovo San, piacere ed onore mio!^__^
Io ho iniziato con mio padre tanto,tanto tempo fa.
Ho avuto la fortuna di avere un maestro che mi ha insegnato da subito a cercare la mia strada ed a prendermi la responsabilità del mio percorso.
Cominciai a praticare nell’ambiente Aikikai d’Italia, per lo più restando intorno a mio papà, perché non incontrai qualcuno che mi stimolasse fortemente al di fuori di quel circuito.
Nel 95 entrai in contatto con il gruppo UISP che seguiva il maestro Tissier.
Ho passato molti anni della mia vita a cavallo tra Italia e Francia, per seguire il Tissier Shihan da vicino, finché un giorno mi consegnò il diploma Aikikai che sanciva il nostro rapporto Maestro-Allievo.
Le cose proseguirono su due binari differenti e col tempo ci allontanammo sempre di più.
Dal 2008 seguo più assiduamente Endo Sensei.
Mi piace molto la sua maniera di darti il suo sapere, lasciandoti la libertà di integrarlo nella tua espressione dell’arte, senza spingere a tutti i costi gli studenti verso una rassomiglianza forzata gli uni agli altri, ed a sé stesso.
Mi ricorda il mio rapporto con mio padre, nella sua onestà, nella stima e nel rispetto della reciproca libertà.
Ora le classiche 5 domande di Ovo san
Provo a rispondere alle tue domande:
ovo san :1-qual‘è il ricordo più bello legato al tuo aikido?
Fabio: La mia vita è intimamente legata all’Aikido, come pratica, come attitudine e come esperienze.
I miei viaggi, per esempio, sono sempre stati fatti col keikogi in borsa.
Le ore in treno passate con i miei amici sarebbero di per sé uno dei ricordi più belli legati a questo mondo.
Eppure voglio raccontarti due cose intime!
Uno dei ricordi più importanti del mio apprendistato è legato alle notti passate in piedi, con la luce dei lampioni dalla strada, mentre la mia famiglia dormiva, a piedi nudi sul tappeto del salone a provare i taisabaki,le cadute ed i suburi.
Credo di aver imparato più aikido sui persiani del salotto di casa che su qualunque altro tappeto del mondo!^_^
Ma uno dei ricordi più belli, da insegnante, è molto recente.
Da un po’ di tempo ad oggi ho cominciato a parlare di più durante le lezioni.
Mai sermoni, sia chiaro, ma a differenza dell “AUGH” dei primi anni, ho cominciato ad esporre di più ciò che sentivo di voler comunicare.
Io non parlo molto, di mio, ma quando lo faccio metto sempre me stesso in quello che dico.
Così, ho cominciato a raccontare ai miei ragazzi le mie sensazioni, le mie frustrazioni giovanili, i miei obiettivi durante la lezione e piccoli aneddoti legati alla mia vita da tatami.
Cercavo di avvicinarli non solo al FARE aikido, ma quanto più possibile al SENTIRE e all’ESSERE Aiki.
Nell’ultima lezione dell’anno scorso, si sono presentati al dojo con un libriccino.
Un piccolo libro di una cinquantina di pagine, rilegato in tipografia, con la raccolta dei miei pensieri durante le lezioni.
Hanno disegnato la copertina, bellissima, e si sono riuniti di volta in volta per raccogliere le mie parole e renderle in aforismi…
Mi sono commosso, non mi vergogno a dirtelo!
Ovo san : 2- se dovessi paragonare l aikido ad un piatto sarebbe?
Fabio :: L’Aikido è una splendida insalata, la più ricca che io riesca ad immaginare.
Il piatto sembra diverso per ogni commensale, solo guardandolo dall’alto ne percepisci la totalità.
Se ognuno mangia sempre dallo stesso lato, prende sempre gli stessi ingredienti e finisce col credere di star mangiando solo olive o solo lattuga.
Per gustare il suo sapore devi sforzarti di approcciarlo da più lati e mescolare bene tutti i componenti in maniera equilibrata.
E poi, ognuno,nel suo piatto, può condire come preferisce!
Limone, olio, sale, yogourt, aceto e chi più ne ha più ne metta…
Alla fine, pur mangiando tutti la stessa insalata, ognuno avrà cercato il gusto che più gli si addiceva.
Ovo san: 3- in giro è pieno di samurai incazzati e figli di ninja…meglio fare le cose divertendosi, o marziali al massimo?
Fabio : L’Aikido è un Budo. Il suo fine è l’educazione ma il campo in cui opera è la guerra.
Si tratta di vita e di morte, sebbene si parli di morte dell’ego, e si rischia in ogni azione di rimanere feriti.
E’ una cosa maledettamente seria.
E non conosco altro modo di affrontare seriamente una cosa che non sia farlo col sorriso.
Il primo nemico col quale combattiamo al dojo è la paura.
La paura, la paura dell’altro, è qualcosa che ci porta a chiuderci ed a rifiutare.
Ed impedendo al Mondo di entrare nel nostro spazio, il mondo delimita la mia prigione.
Sorridere all’altro, giocare con l’idea della lotta, ci permette di imparare il non rifiuto, ci permette di lasciare che le persone entrino nello spazio che occupiamo e questo ci permette di scambiarlo con il loro, creando movimento, vita e aiutandoci a superare la paura.
Ovo san 4- cosa cambieresti nell’aikido moderno, e riporteresti in auge dell’ aikido di O‘Sensei?
Fabio : O Sensei non c’è più. Non sapremo mai quale sia stato davvero il suo aikido, ma ancora di più non sapremo mai cosa sarebbe diventato oggi, in questo mondo a metà tra I PILASTRI DELLA TERRA e BLADERUNNER.
Però da quello che è possibile comprendere attraverso i video ed attraverso le letture, una cosa è sparita del tutto.
La spontaneità del gesto.
Oggi l’Aikido si presenta in un modo estremamente costruito.
Dalle coreografie atletiche degli uke, fino alle tecniche ipercomplesse dei tori, tutto è strutturato su binari molto rigidi, perché basato su premesse estremamente fisse.
Morihei si muoveva libero senza nessuno schema preordinato e senza alcuna necessità di condizionare le reazioni dei propri uke.
Le sue forme erano di volta in volta differenti, in relazione a ciò che in quel momento stava succedendo, variando la manifestazione ma mai il principio.
Oggi si tende troppo a sovrapporre forma e principio, e questo non è un bene.
Perché si tende a formalizzare e a replicare e ciò che dovrebbe venire dal cuore ed educare lo spirito, arriva dalla mente ed in essa resta prigioniero.
Ovo san :5- visto la passione per i cortometraggi e l aikido, quali progetti per il futuro?
Fabio : Mi piacerebbe utilizzare il linguaggio cinematografico per aiutare la gente a guardare l’insalata dall’alto, in modo da comprendere quale piatto stiamo offrendo.
Ad ora stiamo sviluppando un cortometraggio d’azione del tipo Holliwoodiano, nel quale il protagonista utilizzerà i Concepts dell’Aikido come arma di combattimento.
Ma è solo il primo di tanti passi…^__^
fabio branno
ringrazio di cuore Fabio , per la sua disponibilità , e la simpatia, sono contento di averlo ” virtualmente “incontrato, con la speranza di ritrovarlo su un tatami, gli rivolgo un saluto affettuoso ed un’abbraccio.
Ovo san
le interviste di Ovo San , con M° Simone Chierchini
voglio ringraziare innanzi tutto il Maestro Simone Chierchini, per la sua disponibilità, per aver concesso un pò del suo prezioso tempo al Vostro ” vignettaro di fiducia Ovo San” , mi sono permesso di porgli 5 piccole domande per realizzare questa piccola intervista, che voglio condividere con Voi , amici e fratelli del Dojo Bushi No Kami di Orbassano.
Buongiorno Osvaldo,
ovo san : 1 domanda-se l’aikido fosse un senso sarebbe?
Simone:
Certamente il tatto. Non c’è modo più profondo per percepire il
movimento e captare le emozioni di una persona.
ovo san:
2 domanda- portare l’aikido dove non c’è quanto conta per lei M°?
Simone:
Più di qualsiasi grado o qualifica. L’ho fatto già per 20 anni e
continuerò a farlo finché le forze me lo consentiranno. Preferisco
dissodare un terreno vergine piuttosto che combattere per mettere
piede su una zolla già calpestata da tutti.
ovo san:
3domanda- si ritiene un portatore di armonia e pace nel nome dell’aikido?
Simone:
Cerco di pacificare me stesso, prima di tutto, e di comunicare un buon
esempio con i miei atti. Spero di essere ricordato in futuro come un
buon coordinatore di intenti comuni, piuttosto che come l’ennesimo
allievo di un qualche famoso maestro. Il valore di un aikidoka
dovrebbe essere misurato dalla sua capacità di vivere una vita
equilibrata e solare, di incidere positivamente nell’ambiente
dell’aikido e attorno a sé, allargando man mano il diametro di azione
a mò di cerchi concentrici che scaturiscono dal primo.
ovo san:
4 domanda -Simone Chierchini cosa cambierebbe nell’aikido di oggi?
Simone:
Niente. Non sta a nessuno cambiare i macrosistemi, possiamo solo
viverci. Nel mio microsistema (famiglia, dojo, organizzazione),
desidero portare l’Aikido fuori dai confini angusti del dojo,
rendendolo più visibile e utile a livello comunitario e sociale.
Voglio viverlo con i miei figli e i miei allievi come dimensione
quotidiana, e non come una cosa da fare un paio di volte a settimana,
come un corso di inglese.
ovo san:
5 domanda- quando vede un giovane allievo , pensa a se com’ era o no?
Simone:
No! ma semplicemente perché ho iniziato a stare sul tatami quando
ancora non camminavo, e quindi ovviamente non mi ricordo…
un salutone SIMONE CHIERCHINI.
ancora grazie maestro Chierchini il suo amico Osvaldo.