le interviste di Ovo San, con il M° Stefano Bresciani
Amici Aikidoki, eccoci di nuovo in azione…il Vostro Ovoreporter Vi accompagna oggi in quel di Leno cittadina alla periferia di Brescia, città delle rondinelle. Qui ho “Virtualmente” incontrato un mio vecchio amico “Virtuale” (oh nel vero senso della parola, io e Stefano siamo amici virtuali da un po di anni) il mitico STEFANO BRESCIANI scuola Tendo ryu, praticante di Iaido e con un passato da Karateka.. Ciao Stefano, ti ringrazio della presenza nel mio girovagare tra i portatori di Hakame…
Ma subito le domande..le mitiche 5…
- Ovosan: Tu parli sempre di portare la Luce, sulla Via del Budo qual è il personaggio che ha influenzato il tuo pensiero?
Stefano : Nessuno in particolare ha “influenzato” il mio pensiero, nel senso di aver condizionato l’idea che ho maturato negli anni riguardo al Budo. Preferisco dire che molte persone hanno “forgiato” il mio carattere, la mia personalità e il mio modo di praticare/intendere il Budo. Ne dovrei citare almeno una decina, tra maestri e scrittori, però mi voglio soffermare sull’unica vera persona, incontrata sinora, che come praticante e come Uomo ha illuminato concretamente il mio cammino, un bel dì d’autunno di dieci anni fa.
Nel 2003 ho conosciuto Franco, in quell’anno un arzillo 74enne che mi aprì la porta dell’Aikido… Ora di anni ne ha 84 e nonostante una brutta operazione in cui lo davano già per spacciato, è tornato a calcare i tatami. Franco mi ha fatto capire l’importanza dell’essere costanti, del prendersi un impegno seriamente per la vita, del dare priorità alla propria salute e al divertimento più che all’apprendimento per chissà quale traguardo…
Franco infatti raramente si è perso una lezione, raggiunge in bicicletta il dojo anche in pieno inverno e torna in fretta dalla moglie, da tempo malata, per cucinarle il pranzo. Per me è un vero samurai moderno, un raro esempio di benessere allo stato puro, a livello fisico, mentale e spirituale. Grazie a lui ho trovato ciò che a lungo stavo cercando: ho superato problemi fisici che mi avevano impedito (fortunatamente) di proseguire come atleta agonista di Karate, ho aperto la mia mente verso nuovi orizzonti ma è soprattutto grazie a Franco che ho capito l’importanza dell’anima. È Lei che ho scelto di ascoltare per trovare ciò che mi appassiona, che mi fa battere il cuore, quel centro emozionale che a piccole dosi ho scelto di donare a chi mi accompagna lungo il cammino dell’esistenza.
- Ovosan : Budo è più marzialità o pura filosofia?
Stefano: Budo è semplicemente Budo. Comprende tutto ciò che uno si aspetta di trovare nella pratica delle arti marziali giapponesi, o meglio ciò che un buon dojo gli dovrebbe far trovare…
Qui non si parla di sport e agonismo, si parla di “arte marziale” nella più pura accezione del termine. Qui non si parla di combattere ma di confrontarsi a livello psico-fisico e a lungo andare anche spirituale, sia con se stessi sia con gli altri. Dalla marzialità della pratica emergono tutti gli aspetti filosofici propri dell’arte, che vanno ben oltre i principi tecnici. Ti faccio un esempio: maai e metsuke. Due concetti apparentemente comprensibili per gli “addetti ai lavori” siano essi aikidoka, kendoka o karateka. In profondità celano però due modi di intendere il confronto tra praticanti ben più di una mera relazione tecnica. Diventa una relazione tra due anime.
Metsuke viene tradotto a livello esteriore come “osservare, guardare” ma significa anche comprensione dell’animo umano, che può inibire un attacco già solo grazie all’espressione degli occhi, nel leggere l’intento di chi abbiamo di fronte.
Il celebre Miyamoto Musashi – nel “Gorin no sho” – descrive una caratteristica intrinseca del metsuke, il kanken (guardare con due occhi). Egli afferma che «kan (vedere dentro o attraverso) dev’essere più importante di ken (guardare). Questo significa che nel guardare l’avversario, il kendoka deve cercare di penetrare la sua mente e non deve dare importanza al suo aspetto esteriore, intendendo con ciò la corporatura, l’armatura che indossa e la sua abilità tecnica.»
Maai si riferisce invece alla gestione spazio-temporale dello scambio marziale tra uke e tori, si studia il corretto tempismo e la distanza:It literally means “harmony of space”. letteralmente però significa “armonia dello spazio”. It mainly consists of keeping the correct distance and maintaining correct body position and direction. Per instaurare armonia con un’altra persona dobbiamo prima averla dentro di noi. Quando pratichiamo con un compagno dobbiamo in primis “prendere la giusta distanza” dalle nostre paure e limiti, dal nostro ego che spesso ci invita a fare una tecnica per dimostrare a noi stessi (oltreché al maestro e al compagno di turno) di saperla fare. In realtà dovremmo eseguirla col giusto maai dal nostro ego e solo in un secondo momento, filosoficamente parlando, riusciremo ad armonizzare il nostro io con quello altrui.
Nel Budo c’è tutta la filosofia che ho sempre cercato, solo che risulta difficile da applicare nel quotidiano, ovvero portarla dal dojo al posto di lavoro, a casa o nel mondo del web. Io ci provo, ogni giorno, riportando in BudoBlog la filosofia che ho applicato alla mia vita…
- Ovosan: Aikido, Iaido e Karate-do: quali differenze ci sono nell’approccio mentale?
Stefano : Spesso già nella stessa arte marziale vi sono differenti approcci mentali, però ritengo, per esperienza diretta in queste tre discipline, che il praticante può mirare al medesimo approccio, quando si parla di Budo. Intendo dire che, pur avendo principi talvolta diversi, ogni arte marziale di stampo nipponico potrebbe condurre la mente esperta a un unico sentiero, non a un trivio!
Dopo alcuni anni di pratica ci si rende conto se manca qualcosa, non tanto nell’arte quanto nel metodo/scuola o maestro che stiamo seguendo. L’attento praticante vuol riempire quel vuoto, poiché non va al dojo tanto per trascorrere un paio d’ore tra amici, tirarsi due cazzotti o realizzare il sogno di indossare una cintura nera. Non credo proprio, perlomeno non è mai stato così per me.
Ho sempre cercato di dare il massimo, non sempre ci sono riuscito ma quello è il mio atteggiamento. Indipendentemente dall’arte, dalla scuola o dal maestro seguito, quando ripasso certi kata di Karate-do il mio approccio è identico a quello nei panni di Iaidoka. Zanshin, rispetto e massima dedizione in ciò che sto facendo, ricerca della gesto perfetto, del giusto ritmo, ecc. Quando pratico Aikido è la stessa cosa, con una difficoltà maggiore. Qui il mio approccio deve fondersi sinergicamente con quello di chi ho fronte, con cui mi sto relazionando. Se uno dei due ad esempio è svogliato, stanco o che altro, difficilmente riusciremo a esprimere il miglior aiki… non credi?
- Ovosan: Definisci Ai-Ki-Do accostando ogni ideogramma ad un colore…
Stefano: Interessante domanda Osvaldo, davvero originale e non così semplice. Questa necessita di profonde riflessioni poiché prima d’oggi non ci avevo mai pensato… e di certo non voglio sparare colori a caso!
Vediamo: provo a chiudere gli occhi e pensare all’ideogramma “AI” dell’armonia… vedo un bel prato verde esteso per centinaia di metri e i miei lunghi piedi che vi camminano sopra… una bellissima sensazione di pace, serenità e armonia. Non potrei pensare ad altro colore se non al VERDE.
Ora penso al mio kanji preferito, il “KI” della linfa o energia vitale. Proprio in questo periodo mi sto soffermando sull’ideogramma che rappresenta il “vapore che sale dal riso in cottura”. Bellissima immagine che riaffiora anche oggi nella mia mente, stupefacente! Sento il divampare di questo impalpabile vapore su tutto il mio viso. Non ne vedo il colore.. posso dirti trasparente? Va bene dai, se devo proprio accostare un colore, diciamo che fino a poche settimane fa avrei risposto ROSSO senza esitare un attimo (energia vitale = rossa come il sangue in gran parte delle culture). Ora invece dico BIANCO. Un colore quasi invisibile a occhio nudo, un colore puro e leggero… come l’aria. Un elemento impercettibile però talvolta così impetuoso!
Infine il “DO”, la via, la direzione spirituale intrapresa dagli amanti dell’aiki. Qui non ho alcun dubbio, ho sempre pensato al colore INDACO, quello associato al 6° chakra. Il colore Indaco è simbolo di spiritualità e risveglio interiore, quel risveglio che mi ha condotto sulla strada a lungo cercata e finalmente trovata grazie (anche) alla pratica dell’Aikido.
- Ovosan: Sai che cerco l‘uomo dentro l‘hakama, definisci te stesso scegliendo tra “Spirito Guerriero“ o “Cerimonia del Tè“… o pensi che uno sia legato indissolubilmente all’altro?
Stefano: Azz.. questa è davvero tosta! Se mi osservassi dall’esterno – e in genere è la prima impressione che do – direi che sono una persona tranquilla, calma………. indubbiamente da cerimonia del tè. Quand’ero bambino e ancor più quand’ero in piena fase adolescenziale mi ci voleva poco a diventare guerriero, nel senso che cercavo lo scontro, reagivo spesso con impulsività e mancanza di controllo. Difendevo a spada tratta le mie convinzioni, il mio modo di essere. Ero un animo turbato che però crescendo è diventato l’esatto opposto. Credi sia possibile un cambiamento così radicale?
Io credo di no, sono infatti dell’idea che dentro ognuno di noi, e quindi anche dentro Stefano Bresciani, vi siano entrambe le facce di una stessa medaglia. Come lo yin e lo yang, in e yo per la cultura giapponese, l’Uomo ha dentro di sé sia la parte negativa sia quella positiva. Inoltre una parte non può esistere senza l’altra, o meglio non vi può essere equilibrio.
Questo è ciò che ho trovato scendendo nelle profondità della mia anima, spogliato da ogni veste o etichetta. Stefano non è affatto un uomo dentro l’hakama (anche se mi piace come definizione), è semplicemente un uomo equilibrato.
Geometra, scrittore, sensei, figlio, marito, padre, guerriero o praticante di cha no you sono solo definizioni… probabilmente collegate l’un l’altra! Ma con esattezza chi può dirlo? Forse i muratori che coordino in cantiere, oppure i miei fedeli lettori di BudoBlog? O ancora mia figlia Anna quando mi chiama a gran voce “Papinooo!”? Io li lascio fare, li lascio etichettare il ruolo che ricopro in ogni frangente con estrema gioia. Però non amo etichettare gli altri, incluso me stesso, ricopro solo tutti questi ruoli e cerco di fare del mio meglio; per il semplice motivo che adoro mantenere quel costante equilibrio conquistato, al fine di vivere sempre in pace con me stesso… e con chi mi circonda.
Grazie amico Ovosan per queste domande, hai saputo cogliere il frutto di un pensiero maturato nel tempo, che mediante la pratica quotidiana del Budo mi ha portato sin qui. Oggi con queste risposte posso sinceramente affermare di conoscermi un po’ meglio… anche tu vero?
Non c’è che dire il Vulcanico Stefano mi ha regalato un altro tour di emozioni, come ormai è solito fare quando ci scriviamo , o quando visito il suo blog www.budoblog.it vi consiglio di farci un giro c’è sempre tante belle cose da leggere per quelli come Noi affamati di conoscenza.
ps un saluto a Simone Lorenzi , a voi amici una notizia tanto per informarvi, la prossima intervista sarà Speciale per me (lo sono tutte) perchè ….bhè un po di suspance!
Un saluto il Vostro Ovosan
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One thought on “le interviste di Ovo San, con il M° Stefano Bresciani”
gianniPubblicato in data2:32 pm - Nov 7, 2013
Bravo Ovo, ogni volta riesci sempre a non cadere nel banale. Un talento non indifferente.
ezioPubblicato in data5:35 pm - Nov 7, 2013
.
Bresciani_SPubblicato in data10:58 pm - Nov 8, 2013
Domande molto originali per risposte non proprio scontate.. Ci ho dovuto riflettere un po' soprattutto sui colori dell ' ai-ki-do! Grande Ovo-san, attendo con trepidazione la prossima intervista, speciale. P.s. Le vignette sono fantastiche, compresa quella del lenese 🙂
osvaldoPubblicato in data5:31 pm - Nov 10, 2013
si fa quel che si può, certo che senza delle risposte intelligenti sarebbe stato un lavoro inutile…ma fino ad'ora è andata alla grande, ho trovato aikidoki fantastici.