La casa giapponese
a casa giapponese tradizionale è concepita per adattarsi a climi decisamente caldi e sempre, da regione a regione mostra caratteristiche diverse in stretto rapporto con le condizioni climatiche locali. La casa tradizionale giapponese è costruita su un'intelaiatura di pali e travi di legno su cui si inseriscono le pareti esterne, costituite da pannelli scorrevoli in legno e carta di riso che permettono di areare e ventilare i locali. Lo spazio interno è organizzato in modo semplice e con ampia flessibilità grazie all'utilizzo di pannelli e pareti scorrevoli che permettono di trasformarlo in base alle esigenze e alle ore del giorno. Alla sera i materassi futon e le trapunte vengono srotolati per prepare il letto e al mattino vengono riposti in appositi armadi, per preparare lo spazio alla vita del giorno, ai pasti, al lavoro, al gioco, al ricevimento ed intrattenimento.
L'utilizzo di materiali leggeri era in parte la risposta alla frequenza dei terremoti in parte la traduzione dell'insegnamento Buddhista secondo cui ogni cosa ha una natura effimera, transitoria, caduca (questa filosofia tuttavia non si concretizza nell'architettura di paesi come India, Cina e Corea, i tre paesi da cui il Buddhismo è arrivato in Giappone, fatto questo che dimostra che i giapponesi sono sempre stati di arricchire le varie influenze con elementi distintivi propri).
Il legno è il materiale da costruzione preferito. La radice schintoista ha inculcato un rispetto profondo per la natura. I materiali più pesanti come pietra e mattoni vengono tradizionalmente utilizzati per le fondamenta dei pilastri verticali in legno oppure per edifici a destinazione diversa dall'abitazione come castelli, templi o magazzini. La casa giapponese è quindi interamente riciclabile: legno e paglia sono materiali riutilizzabili ed ecologici pienamente rispettosi dall'ambiente.
La casa tradizionale giapponese è disegnata dall'interno verso l'esterno: l'esterno della casa si evolve dal disegno della distribuzione interna piuttosto che essere concepito per adattarsi a un rigido schema o a forme geometriche prestabilite. Bruno Taut, esponente del Bauhaus, visitando il Giappone nel 1933 ha rivendicato la modernità dell'architettura giapponese tradizionale.
Pressappoco nello stesso periodo in cui Leonardo da Vinci sviluppò il sistema di dimensioni basato sulle proporzioni del corpo umano da utilizzare in architettura, gli artigiani e i costruttori giapponesi standardizzavano le dimensioni dei tatami (le stuoie di dimensioni normalizzate che coprono il pavimento), in 90*180 cm, dimensioni che venivano considerate adeguate al riposo di una persona giapponese. Così, nelle case giapponesi ogni dimensione è in relazione al modulo del tatami; ad esempio l'altezza di una fusuma (porta scorrevole in carta) è di 180 cm, mentre la larghezza di un pilastro strutturale è generalmente un decimo o un quinto di 90 centimetri. Al pari quindi del modello umanistico di Leonardo da Vinci, anche la proporzione della casa giapponese può essere considerata di diretta derivazione dalle dimensioni del corpo umano.
Le case tradizionali giapponesi hanno un rapporto speciale con la natura. In certi casi la parte migliore della casa è oltre il giardino. I pannelli shoji possono essere spinti interamente da parte, per realizzare un'intima unità con il giardino, mentre l'engawa, una sorta di veranda coperta da un tetto spiovente, modula la relazione tra lo spazio interno ed esterno. L'engawa filtra la luce naturale all'interno dell'abitazione proteggendola contemporaneamente dalla pioggia: in estate diventa una parte del giardino, in inverno può essere chiuso fino a costituire un'estensione dello spazio interno.
Un'altro aspetto della casa giapponese, indice dello stile di vita giapponese, è la dicotomia tra pubblico e privato. Nelle case di città (le machya ovvero le tradizionali case di mercanti costruite appunto nei centri urbani), il commercio pubblico avviene sul lato della via cittadina, mentre le stanze sul retro sono riservate alla vita domestica: quanto gli ospiti possono penetrare dipende dalla relazione con la famiglia.
Nella casa giapponese è evidente lo sforzo intellettuale e spirituale volto al processo di semplificazione, al fine di eliminare tutto ciò che non è essenziale in omaggio alla bellezza delle cose umili, poco appariscenti e modeste. E' altresì evidente la ricerca di ampiezza e spaziosità in spazi volutamente piccoli, mentre l'uso di materiali leggeri, fragili, temporanei rimanda a valori eterni.
L'interno dell'abitazione non è concepito per proteggersi dalla natura ma per integrarsi con essa in piena armonia ed equilibrio. I monaci del Buddhismo zen nei periodi Muromachi e Momoyama hanno così ben espresso e formulato questo ideale che l'intera società giapponese aspira a seguirlo. Il risultato sono ambienti che sembrano parlare allo spirito e infondere calma ed equilibrio.
Minimalismo e semplicità sono le caratteristiche che la filosofia zen ha trasmesso ai tradizionali interni giapponesi. Questo effetto si raggiunge attraverso il ritmo delle superfici verticali e orizzontali accostati a materiali e colori naturali.
Gli shoji, i pannelli mobili che formano le pareti interne ed esterne, vengono rimossi in estate per far entrare la brezza e godere della vista del giardino, facendo della casa una sorta di tenda, un padiglione in stretto rapporto con la natura e le stagioni.
Molte case giapponesi hanno un'area riservata alla cerimonia del tè, solitamente nei giardini, in una zona in cui viene ricercata un'atmosfera armoniosa ottenuta tramite l'uso di materiali naturali e un'accurata scelta di mobili ed utensili. L'ideale della modesta e semplice cerimonia ha notevolmente influenzato il design degli edifici nipponici. Mentre tutto il mondo ricerca la durabilità degli edifici e la profusione degli ornamenti, i designers e i costruttori giapponesi esplorano i loro boschi alla ricerca di legni che possano sottolineare l'imperfezione delle cose. L'ideale del wabi-sabi, termine che non ha un vero e proprio equivalente nelle lingue occidentali, può quindi tradursi nell'aspirazione a una ruvida semplicità e a una bellezza che traspare dalle cose semplici e modeste e che riesce a conquistare un equilibrio tra quiete, misura e raffinatezza. Contrariamente alla massima di Le Corbusier secondo cui la casa è "una macchina per abitare", per i designer giapponese la casa è una casa per l'anima.
ELEMENTI DELLA CASA TRADIZIONALE GIAPPONESE
- Irori è il cuore della casa, spesso la principale fonte di riscaldamento, usato anche per cucinare. Nei minka (le abitazioni tradizionali e le fattorie) viene incassato nel pavimento in legno ricoperto di tatami.
- Doma, l'ingresso con pavimento di terra, dove si lasciano le scarpe prima di raggiungere il pavimento in legno; l'ingresso è costituito da porte scorrevoli in legno.
- Engawa, corridoio esterno coperto da tetto spiovente, una sorta di veranda che modula la relazione tra lo spazio interno ed esterno: in estate diventa una parte del giardino, in inverno può essere chiuso fino a costituire un'estensione dello spazio interno. I visitatori devono togliersi le scarpe sul gradino in pietra.
- Tokonoma, un'alcova posta in una stanza cerimoniale con pavimento in legno leggermente rialzato, utilizzata per esporre un rotolo dipinto, fiori o ceramiche.
- L'altare buddhista domestico, presente in molte case spesso insieme a un'altare scintoista.
- Tatami, le stuoie di dimensioni normalizzate che coprono i pavimenti di una casa.
- Shoji, le porte scorrevoli in legno e carta che portano all'engawa e che permettono alla luce di filtrare.
SALA DA TE'
La sala da tè è piccola, simile a una capanna all'interno del giardino. Qui si svolge la cerimonia del tè, che consiste in una successione di eventi prestabiliti: si incontrano gli invitati, si cammina nel giardino della sala da tè, si eseguono abluzioni, si entra in una stanza simile a una cella, si incontra l'ospite, si ammirano la stanza e gli utensili da tè, si assiste alla preparazione del tè, si fà l'inchino e infine si gustano tè e cibo. Ciascuna parte del rituale va gustata e goduta.