I 20 Suburi di Jo
I 20 suburi (movimenti di base) con il Jo (bastone) eseguiti dal maestro Saito.
Parte del Buki Waza, ovvero l'insieme delle tecniche con le armi.
Ecco i nomi e la suddivisione in gruppi
TSUKI GOHON (i cinque colpi fondamentali)
Simone Chierchini
Simone Chierchini, 27/10/1964, Roma (Italia)
Curriculum Aikidoistico
1972-1974: Allievo presso il Dojo Centrale dell’Aikikai d’Italia a Roma
Insegnante principale: Hiroshi Tada Sensei 9th Dan,
Assistenti: Danilo Chierchini, Gianni Cesaratto, Renato Tamburelli
1975-1985: Allievo presso il Dojo Centrale dell’Aikikai d’Italia a Roma
Insegnante principale: Hideki Hosokawa Sensei 7th Dan,
Assistenti: Danilo Chierchini, Roberto Candido, Ivano Zintu, Massimo Fabiani
1986-1990: Assistente Istruttore presso l’Aikikai Milano
Insegnante: Yoji Fujimoto Sensei 7th Dan
1991: Apre il Katharsis Milano, il suo primo dojo
1992: Comincia a praticare lo stile di Kenjitsu della scuola Katori Shinto Ryu
Insegnante: Maria Luisa Raini Sensei
1996: Si trasferisce in Irlanda e fonda l’Aikido Organisation of Ireland
2000: Si reca in Giappone, praticando per un totale di 40 giorni all’Hombu Dojo dell’Aikikai Foundation in Tokyo
2001: L’Aikido Organisation of Ireland da lui diretta ottiene riconoscimento ufficiale dall’Aikikai World Headquarters
2001: Si reca due volte in Giappone, praticando per un totale di 45 giorni all’Hombu Dojo dell’Aikikai Foundation in Tokyo
2006: Riceve nomina IISA (Instructor in Support of AHAN) da Gaku Homma a nome dell’Aikido Humanitarian Active Network
2010: Ritorna in Italia e apre l’Aikido Dojo Vasto-San Salvo
2010: Fonda Aikido Italia Network, Libera Comunita’ di Aikido Italiana
2010: Inizia a studiare Takemusu Iwama Ryu Aikido
2011: Introduce l’Aikido nel Molise, aprendo il primo dojo regolare nella regione a Termoli (CB)
2012: Viene nominato Direttore Tecnico dell’Egyptian Aikido Association – Takemusu Aikido Egypt
2012: Diviene Responsabile Tecnico Aikido per l’Abruzzo della ADO UISP
2013: Entra nella FIJLKAM, ove gli viene conferita la qualifica di Maestro e il grado di 5° Dan FIJLKAM
Qualifiche nel Budo
AIKIDO
04/11/1984: Shodan (I Dan) – Tada Sensei
29/12/1988: Nidan (II Dan) – Fujimoto Sensei
31/07/1993: Sandan (III Dan) – Tada Sensei
01/08/1998: Yondan (IV Dan) – Tada Sensei
26/07/2008: Godan (V Dan) – Tada Sensei
IWAMA RYU BUKI WAZA
11/09/2011: Shodan (I Dan) – Corallini Sensei
11/09/2011: Nidan (II Dan) – Corallini Sensei
11/12/2011: Sandan (III Dan) – Corallini Sensei
KATORI SHINTO RYU
14/02/1998: Shodan (I Dan) – Sugino Sensei
mica micio micio ,bau bau
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07:40 (11 ore fa)
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Buongiorno Osvaldo,
mi fa molto piacere avere la tua stima e supporto. In un momento non
semplice per l'Aikido in Italia sto cercando di dare una mano e spero
di poter unire – almeno moralmente – tutti coloro che hanno a cuore
quello che facciamo a prescindere da stili, nomi e questioni
economiche.
Mi piacerebbe poter condividere alcune delle tue vignette sulla pagina
Facebook di Aikido Italia Network e ti chiedo l'autorizzazione a
farlo.
Speriamo di incontrarci sul tatami, uno di questi giorni,
Simone Chierchini
la disciplina
la disciplina del guerriero – tratto dal libro del Bushido
di Ovosan
Una volta che sei pervaso dallo spirito guerriero, l'essenziale è attenersi alla disciplina. Il termine " Disciplina" in origine deriva dalla parola che indica i NODI DEL BAMBU' . IL bambù ha in origine l'energia per crescere fino al cielo, ma se non ci fossero quei nodi regolari non potrebbe resistere alla neve e al gelo, e sopravvivere alle quattro stagioni senza cambiare colore. Allo stesso modo , se il comportamento di un guerriero è vigoroso ma non disciplinato, come può essere veramente efficace?
meditate gente, meditate
la vignette di Ovo-san
un caloroso bentornato a Nicola il Naso…..detto "Titti" come il canarino famoso, per aver lavato il kimono insieme alla cintura gialla….immaginate..mio brother welcome-back
le donne samurai
Le Donne Samurai
Il fiore di ciliegio è l’immagine di un’idea di bellezza perfetta ma effimera, perchè un solo colpo di vento basta a distruggerlo. Metafora fin troppo accattivante per il guerriero, che facilmente vi scorgeva il riflesso della vacuità della propria esistenza e l’inconsistenza dei risultati conseguiti lungo il faticoso percorso di formazione nelle arti di combattimento, una perfetta combinazione di precisione, efficacia ed eleganza che, tuttavia, in ogni momento, un occasionale colpo di spada poteva vanificare. Una visione non tragica ma "naturale" della vita, da parte di chi considerava la morte in battaglia l’unica via possibile per "chiudere" la propria esistenza terrena.
Adottato quindi come emblema della classe dei samurai, il fiore di ciliegio ha mantenuto nel tempo il suo fascino magico ed è ormai assunto a scontata costante dell’iconografia delle arti marziali attualmente praticate. Un antico verso, ancora oggi ricordato, suona così:
hana wa sakuragi,
hito wa bushi
ovvero:
tra i fiori il ciliegio,
tra gli uomini il guerriero
Ma il "guerriero" alloggiava forse solo fra gli uomini giapponesi? Certamente no! Nel Giappone Antico, attraversato dagli scontri armati e dalle lotte di potere, per trovare un "guerriero" si poteva benissimo cercare oltre il genere maschile.
Nel primo periodo feudale, infatti, le donne dei samurai, erano costrette a passare lunghi periodi contando sulle sole proprie forze, condizione che rese il loro ruolo e la loro presenza fondamentali per tutto ciò che riguardava la sopravvivenza della famiglia.
Esse arrivarono ad assumersi gran parte della gestione finanziaria ed economica delle proprie case e la loro opinione su tutto ciò che riguardava il benessere della famiglia era tenuta in altissima considerazione. La loro stessa educazione prevedeva poi un allenamento costante nelle arti marziali. L’arma prediletta, nel cui uso le donne dei clan eccellevano, era la "naginata", micidiale combinazione di un’affilata lama montata su di un lungo e robusto bastone. Grazie all’estrema versatilità di quest’arma, una donna coinvolta in un combattimento contro corpulenti aggressori, riusciva comunque a compensare il divario fra la propria prestanza fisica e quella dei suoi avversari. Donne quindi che sapevano adattarsi ai tempi e che arrivavano anche a seguire i propri uomini in battaglia combattendo al loro fianco fino alla fine. In uno scenario come questo, popolato da donne chiamate a difendere le loro famiglie da possibili aggressioni o impegnate sui campi di battaglia accanto ai loro uomini, prese inevitabilmente forma la figura della donna guerriero, che impugnata la naginata ed armata di tutto punto sapeva diventare fiera testimone dei valori del bushido: lealtà, onore, coraggio.
La più famosa fra le eroine che popolano l'immaginario popolare nipponico è senza dubbio Tomoe Gozen (1161-1184), le cui vicende ci provengono dalle numerose novelle e leggende a lei dedicate, nonchè dall’opera "Heike Monogatari" , poema epico che risale al periodo dello Shogunato Kamakura e che raccoglie il ciclo di cronache belliche della guerra tra i Minamoto e i Taira.
Legata al generale Minamoto Yoshinaka, sua concubina o sposa, Tomoe Gozen ebbe un ruolo di certo non marginale durante la guerra dei Genpei (1180-1185), grazie alle sue straordinarie doti marziali, al suo lignaggio e al suo impetuoso coraggio di guerriera.
Nell’opera "Heike Monogatari", ella viene descritta come una donna particolarmente bella, con la pelle bianca, lunghi capelli e tratti affascinanti. Ma anche la sua abilità marziale veniva ampiamente elogiata: arciere formidabile ed abile spadaccina, guerriero di valore, pronta a confrontarsi con demoni e dei, a cavallo o a piedi, in grado di cavalcare destrieri indomabili dalle splendide criniere lungo ripidi pendii. Ovunque la battaglia fosse imminente, il generale Minamoto Yoshinaka la mandava in avanscoperta come suo primo capitano, equipaggiata con una pesante armatura, una gigantesca spada ed un grande arco. E non c’era altro guerriero che compisse più atti di coraggio di lei. Popolarissima quindi presso le truppe, si dice fosse capace da sola di fronteggiare migliaia di nemici.
L'iconografia la vuole a cavallo, vestita di una massiccio Yoroi (armatura giapponese) ed armata di tutto punto, spada, naginata ed arco. Così si era presentata sul campo della battaglia di Awazu (21 Febbraio 1184), decisa a sostenere il suo amato a tutti i costi in quella battaglia ormai persa, per dargli il tempo necessario a commettere seppuku.
Così Tomoe Gozen si scagliò contro l'armata di Yoshitsune Minamoto, cugino-rivale del generale Minamoto Yoshinaka, riuscendo ad infliggere al nemico numerose ed importanti perdite.
Il generale Minamoto Yoshinaka, tuttavia, non riuscì nel suo intento e venne ucciso da una freccia.
Sulla sorte di Tomoe Gozen, la sua storia leggendaria propone invece numerose varianti, che non convergono ad un’unica versione: alcune si concludono con la sua morte in battaglia, altre raccontano come lei sia sopravvissuta, diventando poi una monaca buddista. Ma anche facendo un salto di secoli ed approdando "quasi" ai giorni nostri, alle soglie del 1900, si possono trovare ancora figure di donne-bushi che della propria temeraria fierezza hanno lasciato molto più che delle leggende. Fra queste spicca quella di Nakano Takeko il cui ricordo è tuttora vivo nel cuore dei suoi connazionali.
Di lei si hanno addirittura immagini fotografiche ed è anche ricordata da un monumento eretto in suo onore a Bangemachi.
La storia di questa donna samurai ha origine nella città di Aizu, in cui era nata e cresciuta. Valida praticante di arti marziali, che aveva appreso da famosi maestri dell’epoca, in particolare Nakano Takeko era un’esperta nell’uso della naginata, così come sua sorella Yuko e sua madre Kouko.
Conosciamo il periodo storico dell’impresa di Nakano Takeko anche grazie al film "L’ultimo Samurai", ovvero il periodo della guerra " Boshin", una guerra civile giapponese combattuta tra il 1868 ed il 1869 tra i sostenitori dello Shogunato Tokugawa e i fautori della re-instaurazione dell'imperatore Meiji. Quest’ultima fazione era più piccola ma relativamente più modernizzata e fu presto in grado di far volgere l’andamento della guerra a proprio favore.
La fama di Nakano Takeko è legata alla storia della battaglia in difesa del Castello di Wakamatsu (1868), combattuta al fianco dei samurai del clan Aizu. Il clan degli Aizu, fedele sostenitore dello shogunato Tokugawa, si trovò schiacciato da un enorme numero di soldati nemici: 3.000 samurai contro ben 20.000 guerrieri modernamente armati.
Venne così chiamato a combattere chiunque fosse in grado di tenere in mano un’arma. Fu in questo drammatico contesto che Nakano Takeko si trovò a guidare il " Joushitai", la Truppa delle donne Aizu, un’unità di venti donne, determinata a tener testa alle truppe nemiche fino alla fine.
Durante il combattimento, ella si lanciò contro le linee nemiche, uccidendo con la sua naginata un elevato numero di guerrieri prima di essere colpita al torace da un colpo di fucile. Ferita, ma non ancora sconfitta, Nakano Takeko chiese alla sorella Yuko di tagliarle la testa, per evitare di finire nelle mani del nemico.
Ogni anno, durante il Festival autunnale di Aizu, un gruppo di giovani donne, con hakama e una fascia bianca in testa, segue la processione tradizionale per ricordare il sacrificio delle donne Joushitai.
perchè tanta ginnastica?
realtà azione lavoro preparatorio
tratto dal libro del bushido
il lavoro preparatorio,è praticare le tecniche trasmesse dal Maestro per poter agire senza impedimento, rafforzando il fisico e consolidando le proprie abilità. Azione significa conoscere lo scopo perseguito dalle tecniche trasmesse dal Maestro, avere fatto propri i principi del combattimento. Realtà si riferisce allo stato in cui sei determinato e imperturbabile essendoti dedicato con successo al lavoro preparatorio e all’ azione. Per analogia , quando il fabbro forgia la spada, la definizione preliminare della lama è il lavoro preparatorio ,la limatura del filo è l’azione e il passaggio delle lame affilate sulla cote (l’uso della lama in combattimento) è la realtà. Chi ha realizzato la realtà, l’azione e il lavoro preparatorio è chiamato Maestro.
Bushido di Izawa Nagahide
alcune piccole riflessioni tratte dal Bushido, che ho trovato molto interessanti. Dato che non tutti hanno il tempo per approfondire la lettura del Bushido, forse piccole pillole le possono raccogliere quà.
Scritto di Izawa Nagahide….. Secondo un detto antico "Appena apri gli occhi,cadi in errore…" .Questo si riferisce al fatto di attenersi a ciò che si vede. Per esempio, se guardi a destra trascuri la sinistra e viceversa. Se guardi le mani del tuo avversario, la tua mente si focalizza sulle mani , se osservi i piedi la tua mente si sposta sui piedi. Ogni volta che c'è uno squilibrio, è come trovarsi in una casa disabitata, Se entrano i ladri ,il proprietario non essendoci non li potrà fermare. Per questo dovresti avere sempre una visione generale, non un punto di vista parziale. Una volta che ti sei impadronito delle Arti te ne dovresti distaccare. Altrimenti non sarai mai un artista marziale.
mi sembra un ottimo spunto sulla visione complessiva dell' arte marziale, nell ' uso di una tecnica, non focalizzare l'attenzione sul particolare ma osservare tutto ciò che si muove attorno a te.
ovo-san