le interviste di Ovo san, con il M° Fabio Branno
Amici Aikidoki Orbassanesi e non..oggi il Vostro “ Ovoreporter” fa un salto virtuale nella città di Napoli, anzi a Fuorigrotta dove lavora ed insegna il Maestro Fabio Branno, uno dei più riconosciuti Aikidoki d’Italia e non solo… figlio d’arte anche Fabio Branno, rappresenta uno di quei personaggi che posso dire di essere nati su un tatami…inoltre potrete seguirlo sul suo blog www.aikidovivo.it.
Intanto è un’ onore ed un piacere ospitarti nel Nostro sito , puoi raccontarci un po’ della tua Aikivita?
Ovo San, piacere ed onore mio!^__^
Io ho iniziato con mio padre tanto,tanto tempo fa.
Ho avuto la fortuna di avere un maestro che mi ha insegnato da subito a cercare la mia strada ed a prendermi la responsabilità del mio percorso.
Cominciai a praticare nell’ambiente Aikikai d’Italia, per lo più restando intorno a mio papà, perché non incontrai qualcuno che mi stimolasse fortemente al di fuori di quel circuito.
Nel 95 entrai in contatto con il gruppo UISP che seguiva il maestro Tissier.
Ho passato molti anni della mia vita a cavallo tra Italia e Francia, per seguire il Tissier Shihan da vicino, finché un giorno mi consegnò il diploma Aikikai che sanciva il nostro rapporto Maestro-Allievo.
Le cose proseguirono su due binari differenti e col tempo ci allontanammo sempre di più.
Dal 2008 seguo più assiduamente Endo Sensei.
Mi piace molto la sua maniera di darti il suo sapere, lasciandoti la libertà di integrarlo nella tua espressione dell’arte, senza spingere a tutti i costi gli studenti verso una rassomiglianza forzata gli uni agli altri, ed a sé stesso.
Mi ricorda il mio rapporto con mio padre, nella sua onestà, nella stima e nel rispetto della reciproca libertà.
Ora le classiche 5 domande di Ovo san
Provo a rispondere alle tue domande:
ovo san :1-qual‘è il ricordo più bello legato al tuo aikido?
Fabio: La mia vita è intimamente legata all’Aikido, come pratica, come attitudine e come esperienze.
I miei viaggi, per esempio, sono sempre stati fatti col keikogi in borsa.
Le ore in treno passate con i miei amici sarebbero di per sé uno dei ricordi più belli legati a questo mondo.
Eppure voglio raccontarti due cose intime!
Uno dei ricordi più importanti del mio apprendistato è legato alle notti passate in piedi, con la luce dei lampioni dalla strada, mentre la mia famiglia dormiva, a piedi nudi sul tappeto del salone a provare i taisabaki,le cadute ed i suburi.
Credo di aver imparato più aikido sui persiani del salotto di casa che su qualunque altro tappeto del mondo!^_^
Ma uno dei ricordi più belli, da insegnante, è molto recente.
Da un po’ di tempo ad oggi ho cominciato a parlare di più durante le lezioni.
Mai sermoni, sia chiaro, ma a differenza dell “AUGH” dei primi anni, ho cominciato ad esporre di più ciò che sentivo di voler comunicare.
Io non parlo molto, di mio, ma quando lo faccio metto sempre me stesso in quello che dico.
Così, ho cominciato a raccontare ai miei ragazzi le mie sensazioni, le mie frustrazioni giovanili, i miei obiettivi durante la lezione e piccoli aneddoti legati alla mia vita da tatami.
Cercavo di avvicinarli non solo al FARE aikido, ma quanto più possibile al SENTIRE e all’ESSERE Aiki.
Nell’ultima lezione dell’anno scorso, si sono presentati al dojo con un libriccino.
Un piccolo libro di una cinquantina di pagine, rilegato in tipografia, con la raccolta dei miei pensieri durante le lezioni.
Hanno disegnato la copertina, bellissima, e si sono riuniti di volta in volta per raccogliere le mie parole e renderle in aforismi…
Mi sono commosso, non mi vergogno a dirtelo!
Ovo san : 2- se dovessi paragonare l aikido ad un piatto sarebbe?
Fabio :: L’Aikido è una splendida insalata, la più ricca che io riesca ad immaginare.
Il piatto sembra diverso per ogni commensale, solo guardandolo dall’alto ne percepisci la totalità.
Se ognuno mangia sempre dallo stesso lato, prende sempre gli stessi ingredienti e finisce col credere di star mangiando solo olive o solo lattuga.
Per gustare il suo sapore devi sforzarti di approcciarlo da più lati e mescolare bene tutti i componenti in maniera equilibrata.
E poi, ognuno,nel suo piatto, può condire come preferisce!
Limone, olio, sale, yogourt, aceto e chi più ne ha più ne metta…
Alla fine, pur mangiando tutti la stessa insalata, ognuno avrà cercato il gusto che più gli si addiceva.
Ovo san: 3- in giro è pieno di samurai incazzati e figli di ninja…meglio fare le cose divertendosi, o marziali al massimo?
Fabio : L’Aikido è un Budo. Il suo fine è l’educazione ma il campo in cui opera è la guerra.
Si tratta di vita e di morte, sebbene si parli di morte dell’ego, e si rischia in ogni azione di rimanere feriti.
E’ una cosa maledettamente seria.
E non conosco altro modo di affrontare seriamente una cosa che non sia farlo col sorriso.
Il primo nemico col quale combattiamo al dojo è la paura.
La paura, la paura dell’altro, è qualcosa che ci porta a chiuderci ed a rifiutare.
Ed impedendo al Mondo di entrare nel nostro spazio, il mondo delimita la mia prigione.
Sorridere all’altro, giocare con l’idea della lotta, ci permette di imparare il non rifiuto, ci permette di lasciare che le persone entrino nello spazio che occupiamo e questo ci permette di scambiarlo con il loro, creando movimento, vita e aiutandoci a superare la paura.
Ovo san 4- cosa cambieresti nell’aikido moderno, e riporteresti in auge dell’ aikido di O‘Sensei?
Fabio : O Sensei non c’è più. Non sapremo mai quale sia stato davvero il suo aikido, ma ancora di più non sapremo mai cosa sarebbe diventato oggi, in questo mondo a metà tra I PILASTRI DELLA TERRA e BLADERUNNER.
Però da quello che è possibile comprendere attraverso i video ed attraverso le letture, una cosa è sparita del tutto.
La spontaneità del gesto.
Oggi l’Aikido si presenta in un modo estremamente costruito.
Dalle coreografie atletiche degli uke, fino alle tecniche ipercomplesse dei tori, tutto è strutturato su binari molto rigidi, perché basato su premesse estremamente fisse.
Morihei si muoveva libero senza nessuno schema preordinato e senza alcuna necessità di condizionare le reazioni dei propri uke.
Le sue forme erano di volta in volta differenti, in relazione a ciò che in quel momento stava succedendo, variando la manifestazione ma mai il principio.
Oggi si tende troppo a sovrapporre forma e principio, e questo non è un bene.
Perché si tende a formalizzare e a replicare e ciò che dovrebbe venire dal cuore ed educare lo spirito, arriva dalla mente ed in essa resta prigioniero.
Ovo san :5- visto la passione per i cortometraggi e l aikido, quali progetti per il futuro?
Fabio : Mi piacerebbe utilizzare il linguaggio cinematografico per aiutare la gente a guardare l’insalata dall’alto, in modo da comprendere quale piatto stiamo offrendo.
Ad ora stiamo sviluppando un cortometraggio d’azione del tipo Holliwoodiano, nel quale il protagonista utilizzerà i Concepts dell’Aikido come arma di combattimento.
Ma è solo il primo di tanti passi…^__^
fabio branno
ringrazio di cuore Fabio , per la sua disponibilità , e la simpatia, sono contento di averlo ” virtualmente “incontrato, con la speranza di ritrovarlo su un tatami, gli rivolgo un saluto affettuoso ed un’abbraccio.
Ovo san
Shihonage – punti di presa
Consiglio a titolo storico di leggersi l'articolo di Stanley Pranin che mette in evidenza come la presa di Shihonage sia stata modificata da O'Sensei prima e dopo la guerra.
le interviste di Ovo San , con M° Simone Chierchini
voglio ringraziare innanzi tutto il Maestro Simone Chierchini, per la sua disponibilità, per aver concesso un pò del suo prezioso tempo al Vostro ” vignettaro di fiducia Ovo San” , mi sono permesso di porgli 5 piccole domande per realizzare questa piccola intervista, che voglio condividere con Voi , amici e fratelli del Dojo Bushi No Kami di Orbassano.
Buongiorno Osvaldo,
ovo san : 1 domanda-se l’aikido fosse un senso sarebbe?
Simone:
Certamente il tatto. Non c’è modo più profondo per percepire il
movimento e captare le emozioni di una persona.
ovo san:
2 domanda- portare l’aikido dove non c’è quanto conta per lei M°?
Simone:
Più di qualsiasi grado o qualifica. L’ho fatto già per 20 anni e
continuerò a farlo finché le forze me lo consentiranno. Preferisco
dissodare un terreno vergine piuttosto che combattere per mettere
piede su una zolla già calpestata da tutti.
ovo san:
3domanda- si ritiene un portatore di armonia e pace nel nome dell’aikido?
Simone:
Cerco di pacificare me stesso, prima di tutto, e di comunicare un buon
esempio con i miei atti. Spero di essere ricordato in futuro come un
buon coordinatore di intenti comuni, piuttosto che come l’ennesimo
allievo di un qualche famoso maestro. Il valore di un aikidoka
dovrebbe essere misurato dalla sua capacità di vivere una vita
equilibrata e solare, di incidere positivamente nell’ambiente
dell’aikido e attorno a sé, allargando man mano il diametro di azione
a mò di cerchi concentrici che scaturiscono dal primo.
ovo san:
4 domanda -Simone Chierchini cosa cambierebbe nell’aikido di oggi?
Simone:
Niente. Non sta a nessuno cambiare i macrosistemi, possiamo solo
viverci. Nel mio microsistema (famiglia, dojo, organizzazione),
desidero portare l’Aikido fuori dai confini angusti del dojo,
rendendolo più visibile e utile a livello comunitario e sociale.
Voglio viverlo con i miei figli e i miei allievi come dimensione
quotidiana, e non come una cosa da fare un paio di volte a settimana,
come un corso di inglese.
ovo san:
5 domanda- quando vede un giovane allievo , pensa a se com’ era o no?
Simone:
No! ma semplicemente perché ho iniziato a stare sul tatami quando
ancora non camminavo, e quindi ovviamente non mi ricordo…
un salutone SIMONE CHIERCHINI.
ancora grazie maestro Chierchini il suo amico Osvaldo.