IL LATO OSCURO
“ Il lato oscuro, dell’ Aikido !”
Intanto, la domanda che mi sono posto è, esiste?
Se la risposta fosse si, mi chiederei come posso riconoscerlo?
Ma partiamo dall’antefatto, capita che ogni tanto, Sensei Ezio ( mi limito al nome perché non ama la pubblicità, e afferma che il suo Aikido si nota attraverso i suoi ALLIEVI…..), già questa considerazione dovrebbe far riflettere, comunque, Vi dicevo, capita che tiri fuori tecniche inaspettate ,e le definisca “ IL lato oscuro”.
Noi solitamente, voliamo con la fantasia a STARS WARS, la famosa saga di G.LUCAS, il lato oscuro della forza, bhè, non c’è nulla di più vero, dato che il film stesso è basato come si racconta sulle tecniche dei samurai e dell’ aikido stesso, la forza sarebbe il KI.
Queste tecniche che ci propone sono solitamente molto concentrate e dolorose e le distribuisce a livelli alti di cintura,come forma di novità, la cosa che Mi incuriosisce non’è la parte tecnica in se stessa, perché come tutti, le tecniche le impari subendole e proponendole, quindi c’è sempre molta animosità nel cercare di imparare le novità, ma la definizione stessa Lato oscuro.
Cosa si nasconde dietro a questo significato?
L’Aikido è per antonomasia l’arte marziale della pace e armonia, è qui siamo d’accordo, non cercare la rissa ma il confronto seguendo le radici dell’amore e il rispetto per l’avversario, che in realtà ,non dovremmo nemmeno definire avversario, ma colui che…ci osteggia, ci interrompe il passo, vedete Voi.
Quindi si parla di amore, uno stato spirituale interiore, di quiete e controllo, coscienza del SE, e consapevolezza della propria forza o capacità.
E’ il lato oscuro quando esce fuori? pensando che la pratica nel Dojo sia il Lato Bianco dell’ Aikido, anni e anni di Buki Waza, di flessioni di kote gaeshi di irimi nagè di ….., insomma anni di lavoro con i fratelli del dojo, con gli amici degli stage i seminari in giro a seguire questo e quel grande Maestro che arriva dal Giappone o dalla Nostra Europa e via discorrendo…
Oh, si, tutto chiaro, ma il mondo fuori com’è?
Totalmente diverso, mettiamo il caso che Vi troviate in situazione di pericolo, o che qualcuno minacci Voi o i vostri familiari, la fidanzata,ecc..
Ma, siamo sicuri, che se vi si presenta l’occasione (senza rischiare la vita, perché di solito gli Eroi sono quelli morti..insomma non siamo tutti Segal o Bruce Lee), dicevo siamo sicuri che sareste caritatevoli, armoniosi e amorevoli nei confronti del vostro avversario?
Io personalmente, no! Credo che l’animal Warrior che vive nel profondo del mio Yang prenderebbe il sopravvento, l’italico sanguinolento mangiator di uomini….lascerebbe lo spazio al “…Mò so azzi tuoi!”
Allora è questo il Lato oscuro, rabbia , crudeltà,odio…così improvviso da non riuscire a dominarlo? Ma la posta in palio è alta se si tratta di Noi, a cosa è servito tutti questo allenamento, sudore , dolore preso e dato, siamo Guerrieri, ci siamo preparati siamo pronti…è la guerra!
Ho imparato tanto perché lesinare nelle legnate, chi di Voi non ha mai fatto questo pensiero?
Diamo sempre una spiegazione a tutto…noi…siamo bravi in questo, del resto guarda il mondo…attentati , accoltellamenti fuori dagli stadi, furti, rapine….l’occasione fa l’uomo ladro si dice….si è così, bando al puritanesimo,è così.
Se cammini per strada noterai che la maggior parte delle persone cammina con lo sguardo basso, o la testa nel telefonino, tutti seri e imbronciati nei loro costosissimi completi di moda…se fai l’occhiolino ad un bimbo curioso che ti guarda attraverso una vetrina ,sei un maniaco…ma sono solo i bimbi che sorridono, lo avete notato?
Mi è capitato recentemente di fare Aiki-bimbo dal mio amico Rubatto, ma è una cosa meravigliosa, avevano energia positiva da vendere, era gioco allo stato puro, solo divertimento!
Certo non’è l’aikido che conosciamo noi, ma è il seme di esso…
Allora IL lato oscuro, potrebbe essere la perdità della nostra fanciullezza, il saper ridere con gli amici, le Bischerate,(come nel film “amici miei..”), il condividere, il saper giocare il non prenderci troppo sul serio…
Essere meno samurai e un po’ più fanciulli, e si, sembra la ricerca del paese dei balocchi, ma io non sono Pinocchio e neanche voi.
D'altronde se c’è lo Ying e Yang,
se c’è il bene è il male,
c’è il lato chiaro e il lato scuro dell’ Aikido,
perché negarlo, anzi se imparassimo a conoscerlo potremmo comprenderne lo spirito e riuscire a dominarlo, nella consapevolezza della sua esistenza.
Perché comunque sono sempre gli uomini e la loro intelligenza a fare la differenza.
OVO SAN
le vignette di ovo san
E’ l’ultima del 2013 la dedico al nostro Maestro …naturalmente nel disegno c’è un particolare inesistente nella realtà…eh eh eh vi lascio la possibilità di indovinare qual’è ? ma era venuto così bene…
buon 2014 a tutti Ovo San
le interviste di Ovo San, con la Sensei Elena Gabrielli
Fratelli Aikidoki eccoci ancora qua tra di Noi, oggi il Vostro Ovoreporter vi regala una “ chicca”, nel senso che ha l’onore di ospitare FINALMENTE direi una Sensei .
Sissignori una Donna, era ora ! signori vi presento Sensei ELENA GABRIELLI VI dan
dell’ Associazione Jiku di Roma .
Intanto Grazie Sensei Elena, per la Sua gentilissima presenza….
Allora ci racconti i suoi inizi, cos‘è l‘Aikido per Lei.
Sensei Elena
Iniziai a praticare che ero molto giovane presso il dojo dei Monopoli di Stato, storico dojo romano dove tutto ebbe inizio. Il primo contatto con l’Aikido fu del tutto casuale. Venni a conoscenza dell’apertura del corso di Aikido da mio fratello che all’epoca praticava Judo, in quel dojo, con il M. Danilo Chierchini, pioniere del Judo e dell’Aikido italiani e, per molti anni, Presidente dell’Aikikai d’Italia.
Appartengo alla seconda generazione di yudansha italiani, quando arrivai al dojo dei Monopoli, il M. Kawamukai si era già trasferito a Milano e il M. Tada aveva fondato il Dojo Centrale di Via Eleniana.
La mia prima insegnante: la Sig.ra Carla Simoncini, mamma di Simone Chierchini, primo shodan donna italiano. Solo quell’anno (1970/1971) la classe fu femminile e credo di essere, in termini di pratica, l’unica superstite di quel corso.
Ricordo i tatami classici in paglia di riso foderati con la tela bianca, l’emozione di quando ogni mese o due ci si trasferiva al Dojo Centrale per i seminari del giovanissimo M. Fujimoto o per quelli del M. Tada che nel frattempo era tornato in Giappone e, come per me, la Maestra Carla fosse un esempio di bravura, di bellezza e di padronanza tecnica.
Molti i Maestri che incontrai in quel periodo, italiani e giapponesi, ma per me non faceva differenza. Erano tutti molto più grandi di me, distanti, irraggiungibili.
La sensazione che provavo entrando nel Dojo Centrale era un misto di stupore e timore, sia per l’ampiezza del dojo rispetto a quello dei Monopoli, sia per l’aria che si respirava.
Cos’è l’Aikido per me? E’ salire sul tatami ogni volta con il desiderio di praticare. E’ ritrovarmi a volte insegnante, a volte allieva. E’ la relazione con le persone, gli altri praticanti, gli allievi. E’ un percorso per diventare persone migliori.
Ovo san
1- Ci sono molte donne nell’Aikido, ma poche emergono come ha fatto Lei…è così difficile farsi largo?
Sensei Elena
E’ questione di tempo. Praticando da molto tempo ho avuto modo di conoscere molte persone, di avere tanti allievi, di confrontarmi con gli altri praticanti, di stabilire relazioni.
Ovo san
2- Che qualità hanno le Signore dell’Aikido, che i Signori aikidoki possono solo immaginare?
Sensei Elena
Un corpo diverso. E’ più naturale per una donna applicare Il principio della non resistenza. Le diversità fisiche rappresentate da minore forza muscolare e massa corporea, che apparentemente potrebbero sembrare uno svantaggio, vengono invece esaltate dal gesto tecnico. L’Aikido è espressione di grazia, elasticità, armonia, caratteristiche sicuramente femminili. Inoltre, la donna non ha quei vincoli culturali che obbligano l’uomo a dimostrare la propria virilità, è quindi libera da questo condizionamento che nella pratica può essere limitante.
Ovo san
3- Se l‘Aikido fosse un fiore, per Sensei Elena sarebbe?
Sensei Elena
La similitudine con le caratteristiche di un fiore è usuale nelle Arti marziali. Basti pensare al Ciliegio, il fiore dei samurai, al Pruno citato nei discorsi di O Sensei, al Fior di Loto simbolo di purezza. Accostare un altro fiore all’Aikido diventa impegnativo. Ma pensando che l’Aikido ha una parte di luce e una d’ombra, l’aspetto yin e quello yang, l’omote e l’ura, mi viene in mente il Girasole, il fiore che segue la luce, sempre rivolto verso il sole.
Ovo san
4- Durante una tecnica, in quel momento di unione tra cuore e movimento, Lei si sente Agile come una tigre oppure Aggraziata come una farfalla o Leggera come un fiocco di neve?
Sensei Elena
Non ci ho mai pensato. Diciamo agile come una farfalla, leggera come una tigre, aggraziata come un fiocco di neve.
Ovo san
5- A tutte le ragazze aikidoke, quale consiglio darebbe per vivere in serenità il proprio Do?
Sensei Elena
Non credo che i consigli per le ragazze possano essere diversi da quelli per i ragazzi.
Ognuno ha il suo percorso che si andrà costruendo strada facendo. L’importante è praticare con costanza ed impegno, senza fretta, un passo dopo l’altro. Praticare per il piacere di praticare. L’essenziale è il tatami.
Elena Gabrielli
Ovo san
Sono felice di averla ospitata, e concluderò come le ho promesso, “ questo e quanto punto e basta!”
Con affetto Osvaldo.
omaggio a Pat and Gigi
GIU' LE MASCHERE !!!
Un ‘ omaggio personale a due Amici, spero mi passiate il Termine, che sono GIGI E PATMAN,
naturalmente 2 pseudonomi, sapete benissimo chi sono il Barbetta e Il Tossoso, che hanno appena sostenuto gli esami di 2° e 3° DAUN…
ecco la storia…
Terra data astrale 23.112013
Ciriè, ultima frontiera,diario di bordo del comandante Eziu e del tenente URA’,e del Ovo Sapiens.
Dopo mesi dedicati all’usura delle 2 uova di Quaglia
ì nostri impavidi EROI, Patman e Canetti Aikiotoss hanno portato a termine il lavoro duro ….
Insomma una scalata alla più alta cima ,
che era diventata un’ incubo invalicabile…. Vivendo tra le paure di Patman
e le titubanze di Gigi san,
con soddisfazione e grandi Ukè,
grazie alla loro bravura
sono riusciti a renderci orgogliosi e a portare alto il nome del nostro dojo
“ BUSHI NO KAMI”
Lo stile che Canetti chiama “ FRANK-INO-RYU “ li ha portati a essere sopra la media ,certo qualche errorino, ci stà ….ma boja faus son ragazzi !!!!!
Non sono Extra terrestri come il Grammizeus e il figlio putativo Ezithor
che arriva da Saturn
Loro ultimi fieri discendenti dell’invincibile armata di Vega…
Noi umani cerchiamo di imparare qualcosa bontà loro…
Tornando ai Nostri eroi il Gigi e il Patboy
Esprimiamo il Nostro “ BRAVIIIIIIIIIIIIIIIIII” sperando che l’esito sia giusto….
In attesa dell’ennesima abbuffata,
si lasci ordunque il posto ai prossimi pretendenti che sono….
Azz …tocca a me e a Alex mani di fabbro….
Noooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo……
Ovo vipero
le interviste di Ovo San,con il M° Pino Gramendola
Amici Aikidoki carissimi, ecco qua l’intervista “ SPECIALE “,che, Vi avevo promesso….oggi Ovosan nelle vesti di reporter incontra “Virtualmente “ (Si fa per dire…) il mio Direttore Tecnico il Maestro PINO GRAMENDOLA, siamo nella nostra Torino, è il Maestro Pino ( 6° Dan e fondatore dell’ Associazione AISHIN)è uno dei Grandi dell’ Aikido Italiano scoprirete il perché seguendo le sue parole…
Allora Maestro, intanto come da copione la storia della Sua vita Aikidoistica,poi …le domande.
Ovo San buondì piacere di raccontare ,cercherò di sintetizzare 49 anni di attività..
Ho iniziato la pratica dell’aikido nel 1964 (per pochi mesi metodo Mochizuki) presso la palestra ” Accademia Doyukai” di Torino.
Ero andato con amici a vedere il Karatecon il quale a detta di un istruttore avremmo imparato a “rompere tavolette mattoni etc.”
All’atto dell’iscrizione sento dei rumori particolari, vado a vedere .. erano Aikidoka, mi sono iscritto immediatamente.
Ho subito fatto amicizia con diversi praticanti fra cui Ugo Gorgoni, il nostro riferimento era Clara Gamba che ha iniziato ad avviarci alla conoscenza dell’Aikido.
Con l’ Aikikai arrivò il Maestro Kawamukai io ero cintura arancio, avremmo potuto mantenere il grado, ma assieme ad Ugo preferimmo tornare a cintura bianca.
iniziammo così il nostro cammino partecipando a tutti gli Stage con i Maestri Tada e Kawamukai, avevamo fame di tecniche e di pratica, tutte le sere, sabato alle volte Domenica … sempre Aikido!
Dopo anni Ugo Gorgoni e Clara Gamba si ritirarono, io continuai;
divenni capo con grandi opportunità di apprendimento, lezioni e Stage in Italia, Francia, Germania, Svizzera.
Era un momento fantastico, esaltante, un’esperienza unica ed irripetibile.
L’arricchimento fu notevole Masetti, Marcotulli, Filippini, Chierchini, Grande ed altri ancora….vivevamo questa magnifica avventura.
Un particolare ricordo e saluto affettuoso al mio amico Ugo Gorgoni con il quale ho condiviso tutti i più bei momenti, le fatiche dei lunghi viaggi, le rinunce….
Divenuto Maestro alla Doyukai ho formato oltre 50 Istruttori ( i loro nomi sono citati alle pagine 41/42 del libro “Cercando l’essenza dell’Aikido” , scritto dal compianto Santino Rigoli.
Molti insegnano, tantissimi hanno smesso, qualcuno purtroppo è mancato.
Inoltre ho avviato e seguito l’Aikido in Piemonte, Valle d’Aosta, a Modena, in alcune città della Sicilia e della Puglia.
Successivamente purtroppo ci fu una scissione per divergenze organizzative, la Federazione cambiò in UISP ma le cose non andarono come ci si aspettava, né i principi di insegnamento erano in linea con i miei principi, così spinto da molti allievi “veterani” (Marchisella, Guagnano, Rossi, Gianadda, Ciani, Bortoletto….) mi dimisi da Direttore Tecnico UISP e nel 1988 fondai l’Associazione Aishin ( Armonia)il simbolo che ci rappresenta è quello dell’ AI.
Un sogno divenuto Realtà: Aikido e basta!
L’ Aishin è trasparente e semplice, poche ma severe regole di convivenza, ricerca esasperata di una sempre migliore preparazione anche per chi desidera confrontarsi con gli impegnativi esami di Kyu e Dan tenendo anche in considerazione età e stato di salute dell’Aikidoka.
Ovo san:
1- Nel mondo dell’ aikido italiano sono molti i maestri che hanno fatto dell’aikido la loro professione e grazie alla sempre maggior diffusione di internet sono costantemente sotto i riflettori.
Lei invece ha scelto una Via più riservata, nonostante le venga riconosciuto un elevato profilo tecnico.
Perché questa scelta?
M° PINO:
Principalmente perché non ho mai ritenuto l’Aikido un mezzo per ottenere “fama e popolarità” devo sentirmi libero di poter operare le mie scelte incondizionatamente da fattori esterni nel puro interesse dell’Aikido; penso che oltre ad essere un bellissimo sport sia soprattutto una disciplina per l’accrescimento personale che avvolge e assorbe completamente, a volte in uno stato assoluto di riservatezza fondamentale per la pratica sul Tatami unitamente a costanza e dedizione tutto ciò applicabile anche alla vita di tutti i giorni.
Inoltre le vicende vissute con altre Federazioni, l’imposizione di seguire il Maestro in “voga” al momento che dispensava modifiche alle tecniche come fosse Legge.. (tutto quello fatto finora? …Perso!) ottenendo la divisione in tanti piccoli gruppi uno in contrapposizione all’altro, questo per me non è AI (unione) e non è mai stato in linea con il mio concetto di Aikido.
Ovo San:
2- Lei è stato allievo di Kawamukai e di Tada due pilastri dell’Aikido, qual’è l’eredità che ha saputo cogliere , e che, vorrebbe trasmettere a noi sbarbatelli?
M° PINO:
Due Pilastri indubbiamente, quello che ho ricevuto da loro e vorrei trasmettere con il cuore è Umiltà nella pratica, Dedizione, Disciplina Interiore, Energia.
Ovo San:
3- Se l’aikido fosse una stagione, per lei Maestro che stagione sarebbe?
M° PINO:
Sicuramente la Primavera, ogni anno si porta via l’Inverno rinnovando la natura.
Ovo San:
4- Lei ci ricorda sempre che gli stage, sono importanti per imparare condividendo con gli altri Uchideshi. Lei ne ha capitanati migliaia, ma come Uchideshi quale ricorda come fondamentale per la sua esperienza personale?
M° PINO:
Ricordo con nostalgia molti Stage uno in particolare il Maestro Kawamukai diede a tutti un esempio di umanità ed umiltà che mi ha fatto comprendere appieno la “VIA”
Ovo San:
5- Al di fuori del mondo dell’aikido, c’è un’atleta di qualsiasi altro sport o disciplina che ha ammirato e che le è rimasto nel cuore?
M° PINO:
In particolare Mennea, l’ho incontrato una sola volta ed il suo atteggiamento la dedizione la ripetizione del suo gesto atletico la naturalezza mi ha colpito particolarmente
Ovo San.
ecco di solito finisce quì, ma Lei Maestro è un ‘occasione troppo ghiotta per non chiedele un pubblico consiglio per chi, volesse avvicinarsi al mondo dell’Aikido,
quale consiglio darebbe?
M° PINO:
Consiglio per l’Aikido..bene.
Procurarsi il libro “Cercando l’essenza dell’Aikido” poi recarsi in un Dojo, osservare le diverse discipline, l’Aikido è Folgorante si comprende subito se fa per te, L’Aikido non accetta compromessi chiede molto ma con il tempo ti ripaga in modo completo, sembra di non finire mai di imparare in realtà è una continua evoluzione.
Ovo San Arigato
Pino
P.S. Caro Osvaldo, non ho mai scritto così tanto di Aikido per te l’ho fatto volentieri se è troppo lungo aggiustalo tu come ritieni opportuno, grazie per l’intervista
Caro Maestro Pino, mi guarderei bene di cambiare una sola virgola del suo pensiero, perché come i GRANDI MAESTRI che Lei sopra a citato, ogni virgola della vostra Via Aikidoistika è per me, ma per quelli come Noi che amiamo la nostra ARTE fonte di insegnamento.
Anzi ci riteniamo fortunati di Avervi Incontrati , la Nostra speranza è , non quella di imitarvi ma quella di comprendere il Vostro lavoro.
Ovo san
le interviste di Ovo San, con il M° Stefano Bresciani
Amici Aikidoki, eccoci di nuovo in azione…il Vostro Ovoreporter Vi accompagna oggi in quel di Leno cittadina alla periferia di Brescia, città delle rondinelle. Qui ho “Virtualmente” incontrato un mio vecchio amico “Virtuale” (oh nel vero senso della parola, io e Stefano siamo amici virtuali da un po di anni) il mitico STEFANO BRESCIANI scuola Tendo ryu, praticante di Iaido e con un passato da Karateka.. Ciao Stefano, ti ringrazio della presenza nel mio girovagare tra i portatori di Hakame…
Ma subito le domande..le mitiche 5…
- Ovosan: Tu parli sempre di portare la Luce, sulla Via del Budo qual è il personaggio che ha influenzato il tuo pensiero?
Stefano : Nessuno in particolare ha “influenzato” il mio pensiero, nel senso di aver condizionato l’idea che ho maturato negli anni riguardo al Budo. Preferisco dire che molte persone hanno “forgiato” il mio carattere, la mia personalità e il mio modo di praticare/intendere il Budo. Ne dovrei citare almeno una decina, tra maestri e scrittori, però mi voglio soffermare sull’unica vera persona, incontrata sinora, che come praticante e come Uomo ha illuminato concretamente il mio cammino, un bel dì d’autunno di dieci anni fa.
Nel 2003 ho conosciuto Franco, in quell’anno un arzillo 74enne che mi aprì la porta dell’Aikido… Ora di anni ne ha 84 e nonostante una brutta operazione in cui lo davano già per spacciato, è tornato a calcare i tatami. Franco mi ha fatto capire l’importanza dell’essere costanti, del prendersi un impegno seriamente per la vita, del dare priorità alla propria salute e al divertimento più che all’apprendimento per chissà quale traguardo…
Franco infatti raramente si è perso una lezione, raggiunge in bicicletta il dojo anche in pieno inverno e torna in fretta dalla moglie, da tempo malata, per cucinarle il pranzo. Per me è un vero samurai moderno, un raro esempio di benessere allo stato puro, a livello fisico, mentale e spirituale. Grazie a lui ho trovato ciò che a lungo stavo cercando: ho superato problemi fisici che mi avevano impedito (fortunatamente) di proseguire come atleta agonista di Karate, ho aperto la mia mente verso nuovi orizzonti ma è soprattutto grazie a Franco che ho capito l’importanza dell’anima. È Lei che ho scelto di ascoltare per trovare ciò che mi appassiona, che mi fa battere il cuore, quel centro emozionale che a piccole dosi ho scelto di donare a chi mi accompagna lungo il cammino dell’esistenza.
- Ovosan : Budo è più marzialità o pura filosofia?
Stefano: Budo è semplicemente Budo. Comprende tutto ciò che uno si aspetta di trovare nella pratica delle arti marziali giapponesi, o meglio ciò che un buon dojo gli dovrebbe far trovare…
Qui non si parla di sport e agonismo, si parla di “arte marziale” nella più pura accezione del termine. Qui non si parla di combattere ma di confrontarsi a livello psico-fisico e a lungo andare anche spirituale, sia con se stessi sia con gli altri. Dalla marzialità della pratica emergono tutti gli aspetti filosofici propri dell’arte, che vanno ben oltre i principi tecnici. Ti faccio un esempio: maai e metsuke. Due concetti apparentemente comprensibili per gli “addetti ai lavori” siano essi aikidoka, kendoka o karateka. In profondità celano però due modi di intendere il confronto tra praticanti ben più di una mera relazione tecnica. Diventa una relazione tra due anime.
Metsuke viene tradotto a livello esteriore come “osservare, guardare” ma significa anche comprensione dell’animo umano, che può inibire un attacco già solo grazie all’espressione degli occhi, nel leggere l’intento di chi abbiamo di fronte.
Il celebre Miyamoto Musashi – nel “Gorin no sho” – descrive una caratteristica intrinseca del metsuke, il kanken (guardare con due occhi). Egli afferma che «kan (vedere dentro o attraverso) dev’essere più importante di ken (guardare). Questo significa che nel guardare l’avversario, il kendoka deve cercare di penetrare la sua mente e non deve dare importanza al suo aspetto esteriore, intendendo con ciò la corporatura, l’armatura che indossa e la sua abilità tecnica.»
Maai si riferisce invece alla gestione spazio-temporale dello scambio marziale tra uke e tori, si studia il corretto tempismo e la distanza:It literally means “harmony of space”. letteralmente però significa “armonia dello spazio”. It mainly consists of keeping the correct distance and maintaining correct body position and direction. Per instaurare armonia con un’altra persona dobbiamo prima averla dentro di noi. Quando pratichiamo con un compagno dobbiamo in primis “prendere la giusta distanza” dalle nostre paure e limiti, dal nostro ego che spesso ci invita a fare una tecnica per dimostrare a noi stessi (oltreché al maestro e al compagno di turno) di saperla fare. In realtà dovremmo eseguirla col giusto maai dal nostro ego e solo in un secondo momento, filosoficamente parlando, riusciremo ad armonizzare il nostro io con quello altrui.
Nel Budo c’è tutta la filosofia che ho sempre cercato, solo che risulta difficile da applicare nel quotidiano, ovvero portarla dal dojo al posto di lavoro, a casa o nel mondo del web. Io ci provo, ogni giorno, riportando in BudoBlog la filosofia che ho applicato alla mia vita…
- Ovosan: Aikido, Iaido e Karate-do: quali differenze ci sono nell’approccio mentale?
Stefano : Spesso già nella stessa arte marziale vi sono differenti approcci mentali, però ritengo, per esperienza diretta in queste tre discipline, che il praticante può mirare al medesimo approccio, quando si parla di Budo. Intendo dire che, pur avendo principi talvolta diversi, ogni arte marziale di stampo nipponico potrebbe condurre la mente esperta a un unico sentiero, non a un trivio!
Dopo alcuni anni di pratica ci si rende conto se manca qualcosa, non tanto nell’arte quanto nel metodo/scuola o maestro che stiamo seguendo. L’attento praticante vuol riempire quel vuoto, poiché non va al dojo tanto per trascorrere un paio d’ore tra amici, tirarsi due cazzotti o realizzare il sogno di indossare una cintura nera. Non credo proprio, perlomeno non è mai stato così per me.
Ho sempre cercato di dare il massimo, non sempre ci sono riuscito ma quello è il mio atteggiamento. Indipendentemente dall’arte, dalla scuola o dal maestro seguito, quando ripasso certi kata di Karate-do il mio approccio è identico a quello nei panni di Iaidoka. Zanshin, rispetto e massima dedizione in ciò che sto facendo, ricerca della gesto perfetto, del giusto ritmo, ecc. Quando pratico Aikido è la stessa cosa, con una difficoltà maggiore. Qui il mio approccio deve fondersi sinergicamente con quello di chi ho fronte, con cui mi sto relazionando. Se uno dei due ad esempio è svogliato, stanco o che altro, difficilmente riusciremo a esprimere il miglior aiki… non credi?
- Ovosan: Definisci Ai-Ki-Do accostando ogni ideogramma ad un colore…
Stefano: Interessante domanda Osvaldo, davvero originale e non così semplice. Questa necessita di profonde riflessioni poiché prima d’oggi non ci avevo mai pensato… e di certo non voglio sparare colori a caso!
Vediamo: provo a chiudere gli occhi e pensare all’ideogramma “AI” dell’armonia… vedo un bel prato verde esteso per centinaia di metri e i miei lunghi piedi che vi camminano sopra… una bellissima sensazione di pace, serenità e armonia. Non potrei pensare ad altro colore se non al VERDE.
Ora penso al mio kanji preferito, il “KI” della linfa o energia vitale. Proprio in questo periodo mi sto soffermando sull’ideogramma che rappresenta il “vapore che sale dal riso in cottura”. Bellissima immagine che riaffiora anche oggi nella mia mente, stupefacente! Sento il divampare di questo impalpabile vapore su tutto il mio viso. Non ne vedo il colore.. posso dirti trasparente? Va bene dai, se devo proprio accostare un colore, diciamo che fino a poche settimane fa avrei risposto ROSSO senza esitare un attimo (energia vitale = rossa come il sangue in gran parte delle culture). Ora invece dico BIANCO. Un colore quasi invisibile a occhio nudo, un colore puro e leggero… come l’aria. Un elemento impercettibile però talvolta così impetuoso!
Infine il “DO”, la via, la direzione spirituale intrapresa dagli amanti dell’aiki. Qui non ho alcun dubbio, ho sempre pensato al colore INDACO, quello associato al 6° chakra. Il colore Indaco è simbolo di spiritualità e risveglio interiore, quel risveglio che mi ha condotto sulla strada a lungo cercata e finalmente trovata grazie (anche) alla pratica dell’Aikido.
- Ovosan: Sai che cerco l‘uomo dentro l‘hakama, definisci te stesso scegliendo tra “Spirito Guerriero“ o “Cerimonia del Tè“… o pensi che uno sia legato indissolubilmente all’altro?
Stefano: Azz.. questa è davvero tosta! Se mi osservassi dall’esterno – e in genere è la prima impressione che do – direi che sono una persona tranquilla, calma………. indubbiamente da cerimonia del tè. Quand’ero bambino e ancor più quand’ero in piena fase adolescenziale mi ci voleva poco a diventare guerriero, nel senso che cercavo lo scontro, reagivo spesso con impulsività e mancanza di controllo. Difendevo a spada tratta le mie convinzioni, il mio modo di essere. Ero un animo turbato che però crescendo è diventato l’esatto opposto. Credi sia possibile un cambiamento così radicale?
Io credo di no, sono infatti dell’idea che dentro ognuno di noi, e quindi anche dentro Stefano Bresciani, vi siano entrambe le facce di una stessa medaglia. Come lo yin e lo yang, in e yo per la cultura giapponese, l’Uomo ha dentro di sé sia la parte negativa sia quella positiva. Inoltre una parte non può esistere senza l’altra, o meglio non vi può essere equilibrio.
Questo è ciò che ho trovato scendendo nelle profondità della mia anima, spogliato da ogni veste o etichetta. Stefano non è affatto un uomo dentro l’hakama (anche se mi piace come definizione), è semplicemente un uomo equilibrato.
Geometra, scrittore, sensei, figlio, marito, padre, guerriero o praticante di cha no you sono solo definizioni… probabilmente collegate l’un l’altra! Ma con esattezza chi può dirlo? Forse i muratori che coordino in cantiere, oppure i miei fedeli lettori di BudoBlog? O ancora mia figlia Anna quando mi chiama a gran voce “Papinooo!”? Io li lascio fare, li lascio etichettare il ruolo che ricopro in ogni frangente con estrema gioia. Però non amo etichettare gli altri, incluso me stesso, ricopro solo tutti questi ruoli e cerco di fare del mio meglio; per il semplice motivo che adoro mantenere quel costante equilibrio conquistato, al fine di vivere sempre in pace con me stesso… e con chi mi circonda.
Grazie amico Ovosan per queste domande, hai saputo cogliere il frutto di un pensiero maturato nel tempo, che mediante la pratica quotidiana del Budo mi ha portato sin qui. Oggi con queste risposte posso sinceramente affermare di conoscermi un po’ meglio… anche tu vero?
Non c’è che dire il Vulcanico Stefano mi ha regalato un altro tour di emozioni, come ormai è solito fare quando ci scriviamo , o quando visito il suo blog www.budoblog.it vi consiglio di farci un giro c’è sempre tante belle cose da leggere per quelli come Noi affamati di conoscenza.
ps un saluto a Simone Lorenzi , a voi amici una notizia tanto per informarvi, la prossima intervista sarà Speciale per me (lo sono tutte) perchè ….bhè un po di suspance!
Un saluto il Vostro Ovosan
Mostra “SPIRITO DEL GIAPPONE”
“SPIRITO DEL GIAPPONE” Torino
“SPIRITO DEL GIAPPONE”29 ott. 2013- 12 gen. 2014
(L’Evento, organizzato dal Museo d’Arte Orientale MAO di Torino, offre un programma ricco di appuntamenti con la cultura giapponese, che si sviluppa intorno alla mostra fotografica dedicata al Giappone della fotografa francese Suzanne Held, realizzata in collaborazione con il Musée des Arts Asiatiques di Nice. Avranno luogo la cerimonia di chado a cura di Chiyuki Mitsumori, l’ikebana a cura di maestra Sato e di Associazione Wafu School of Ikebana, l’incontro e dimostrazione di calligrafia shodo a cura di Hiraoka, la danza butoh. Sono inoltre previste conferenze sui bonsai, sulla figura del guerriero giapponese attraverso i secoli, sul restauro delle opere giapponesi in carta e sulla carta giapponese come oggetto d’arte e forma di espressione artistica rappresentata dagli origami, esposizioni di ikebana e bonsai e altri eventi.)MAO-Museo d’Arte Orientale a Torino
Sala di esposizioni temporanee
Via San Domenico, 9/11
le vignette di ovo san
autocelebrativa, si aggiunga quando scio divento Ovo-via, dopo caduta da Kote-gaeshi Ovo sbattuto, quando sono cotto Ovo-sodo,in Francia Ovo-alla coque...chi più ne ha più ne metta…naturalmente son OVU-nque..vi sfido !
mantenendo un certo aplombe!!!!