monjiro per concludere…
E' la serie antesignana del genere (si veda a tal proposito Samurai, l’acuto più pulp del filone): un giustiziere solitario dagli occhi a mandorla percorre in lungo e in largo il paese vedicando i torti subiti. Monjiro (Atsuo Nakamura) si guadagna da vivere come gli capita, sfoggia un copricapo ridicolo di paglia (sembra un vaso da notte extralarge), è reduce da un’infanzia miserrima, appare taciturno e nichilista convinto; si anima solo quando deve menare le mani per proteggere qualcuno o quando mulina le gambette per legittima difesa. Il nostro non disdegna di rifilare colpi anche a quelle donne fuorilegge o samurai che gli intralciano il cammino (Nakamura è diventato in tal modo un idolo del pubblico femminile giapponese, pronto a sommergerlo di lettere di apprezzamento per la sua rettitudine senza pietà). Le sue gesta sono cadenzate dalle note di Chuji Kinoshita, mentre il tema musicale italiano è eseguito dai fratelli Balestra. Il telefilm ha incontrato non poche difficoltà: dapprima per la rottura del tendine di Achille di Nakamura sul set, poi per la bancarotta della casa di produzione Daiei Kyoto, tanto che tutto lo staff ha concluso le riprese senza stipendio. Nel 1977 si è tentato senza successo di creare un sequelcon l’inedito New Monjiro. Hideo Asano firma da produttore sul campo. Sasho Sasazawa è l’autore del romanzo dal quale è tratta la serie.
Zaitoichi il ronin cieco
Nel Giappone del XIX secolo, Zatoichi, guerriero cieco e apolide, vive dedicandosi al massaggio e al gioco d'azzardo,ma è anche un virtuoso della spada, la katana, che offende mortalmente inopportuni avventori. Il suo peregrinare lo conduce alle porte di un villaggio vessato dal clan di Ginzo, che due "fanciulle", sopravvissute allo sterminio della famiglia, vogliono morto. La spada di Zatoichi, allora, incrocerà la grazia delle geishe.. Kitano rilegge il mito nipponico del guerriero cieco Zaitochi, protagonista di un serial televisivo di culto degli anni Sessanta-Settanta, della sua spada letale nascosta nel bastone, del suo altruismo, del suo vagare. Corpo, attoriale e autoriale, che vaga, ma vedendoci benissimo, attraverso i generi, gli ambienti, i ruoli, incarnandoli, divorandoli per il puro piacere della rappresentazione, per il puro godimento – davvero tutto fisico e sublimato nella risata – del pubblico, affrancato da qualsivoglia speculazione. Zaitochi si realizza nel combattimento come Kitano nel divertimento, dimentico dei codici che da sempre regolano il cinema "in costume". Allora, quasi naturalmente, il guerriero nipponico approda al musical, sul palcoscenico, dove gli eroi del cinema convivono con quelli della televisione, quelli della letteratura con quelli della leggenda, dentro, anzi sotto un tip tap che "danza" i singoli elementi in un ritmo globale, dove è impossibile inciampare, o quasi! |
la musica tradizionale del sol levante
Con il termine musica giapponese si indicano i diversi generi praticati in Giappone, sia di origine autoctona che straniera. Il termine musica in giapponese moderno è 音楽 (ongaku), ottenuto combinando l'ideogramma 音 (suono) con l'ideogramma 楽 (musica, piacere)
Il taiko è considerato un semplice ma spirituale strumento
Le caratteristiche
Fuori dal Giappone si ha una opinione particolare della musica popular giapponese: essa è considerata una sorta di bubblegum pop, composto da canzoni con un miscuglio di testi in giapponese e di ritornelli in un inglese incomprensibile. Le pop star di questo genere musicale (aidoru kashu in giapponese), generalmente giovani attraenti, formano band di ragazzi e gruppi di ragazze. Il compositore di canzoni John Clewley ha descritto la produzione dei riferimenti urbani agli stili popolari del kayokyoku e dell'enka, dalla musica classica occidentale al jazz e ad ogni forma di musica pop occidentale.
La musica tradizionale giapponese (hōgaku) è sempre stata collegata ai rituali, alla letteratura ed alla danza del Paese. La musica per il teatro è un settore molto rilevante nella tradizione giapponese. La musicologa Isabel Wong attribuisce all' "amore dei giapponesi per la narrazione il rituale della loro musica classica" e sostiene che i giapponesi sarebbero molto più attenti alle parole che alla musica.
Musica classica
Noh è normalmente accompagnato da musica, uta (謡) e hayashi (囃子)
In Giappone esistono innumerevoli generi di musica classica come lo shōmyō (声明), la musica buddista salmodiata, e il gagaku (genere musicale) (雅楽), genere di musica orchestrale, di corte entrambe risalenti ai periodi Nara e Heian. Tra i generi successivi, va ricordato il sankyoku, per shamisen, koto e shakuhachi, codificatosi nel periodo Edo.
Il gagaku viene eseguita alla corte imperiale sin dal periodo Heian. Il tōgaku (唐楽) e il komagaku (高麗楽) sono musiche originarie della dinastia cinese Tang e della Corea. In altri termini la musica di quel periodo si suddivide in kangen (musica strumentale) e bugaku (danze accompagnate da gagaku). Kagurauta (神楽歌), azumaasobi (東遊) e yamatouta (大和歌) sono musiche relative a repertori indigeni.
Originarie dei primi anni del XIII secolo sono gli honkyoku ("pezzi originali"). Questi erano composizioni solistiche come gli shakuhachi pezzi suonati da mendicanti, seguaci della setta Fuke (monaci appartenenti a una setta dello Zen) e monaci Zen. I monaci fuke, detti komusō ("monaci del Nulla"), suonavano il honkyoku per chiedere l'elemosina. La setta fuke cessò di esistere nel XIX secolo, ma alcune trascrizioni dei loro honkyoku vengono ancora eseguiti nei concerti di musica classica giapponese.
Il teatro è molto sviluppato in Giappone sin dai tempi più remoti. Il teatro noh o del nō (能) nasce da varie tradizioni prototeatrali nel XIV secolo e si sviluppa in un'arte molto raffinata. Esso raggiunse il più alto livello con i lavori di Kan'ami (1333-1384) e Zeami (1363 ?-1443). In particolare Zeami compose il nocciolo del repertorio nō e scrisse dei trattati che hanno aiutato a comprendere i segreti della tradizione (fino all'era moderna questi non erano ancora stati decifrati).
Un'altra forma di teatro è quella delle marionette, conosciuta come bunraku (文楽). Questo teatro ha le sue radici nelle tradizioni popolari fiorite nella classe sociale dei chōnin del periodo Edo (1600 – 1868). Esso è accompagnato da recitazione (vari stili di jōruri) e musica strumentale (shamisen).
Durante il periodo di Edo, gli attori (dopo il 1629 solamente uomini; dopo il 1652 solo maschi adulti) rappresentano il teatro kabuki (歌舞伎). Il kabuki che poteva essere costituito da ricostruzioni storiche o danze, era spesso accompagnato da canti in stile nagauta e dallo shamisen (strumento a corde della famiglia del liuto).
Biwa hōshi, Heike biwa, e mōsō
Il biwa, liuto dal manico corto, era suonato da suonatori itineranti chiamato biwa hōshi, che lo usavano per accompagnarsi durante la narrazione di storie. La più famosa di queste storie è Il racconto di Heike (Heike monogatari), una storia del XII secolo che narra del trionfo del clan Minamoto sui Taira. Il canto dello Heike monogatari è noto come heikyoku. I biwa hōshi cominciano ad associarsi fra loro creando una corporazione detta tōdō nei primi anni del XIII secolo. Questa associazione ebbe il controllo di gran parte della musica nell'intero Giappone.
Oltre questi, numerosi piccoli gruppi di musicisti itineranti ciechi si erano costituiti specialmente nell'isola di Kyūshū. Questi musicisti, conosciuti come mōsō (monaci ciechi), cantano una varietà di musiche religiose e semi-religiose, finalizzate all purificazione della casa e augurando buona salute e fortuna ai suoi abitanti. Essi inoltre avevano un repertorio di tipo profano. Il biwa che essi suonavano era molto più piccolo del Heike biwa suonato dai biwa hōshi.
Taiko
Taiko è il termine generico giapponese per indicare i tamburi. Ne esistono varie tipologie, e sono usate per suonare una varietà di generi. I tamburi sono divenuti particolarmente popolari negli anni recenti come elemento centrale di complessi che eseguono versioni arrangiate di musiche popolari. Tale musica neotradizionale viene eseguita da grandi complessi di tamburi chiamati kumidaiko. Le origini dei tamburi in Giappone sono incerte, ma possono essere verosimilmente indicate fra il VI e il VII secolo per merito di una statuetta di argilla dell'epoca che riproduce un tamburo. Il taiko, in quel periodo, veniva usato durante le battaglie per intimidire i nemici e per inviare comandi. Esso continua ad essere usato anche ai giorni nostri nella musica religiosa del buddismo e dello shintoismo. In passato i suonatori di taiko erano dei religiosi, che suonavano soltanto in occasioni speciali ed in piccoli gruppi, ma al giorno d'oggi uomini laici, raramente donne, suonano il taiko in feste religiose come la danza bon.
I gruppi moderni di taiko (kumidaiko) si dice siano stati inventati da Daihachi Oguchi nel 1951. Lo stile molto potente di questo strumento rese il gruppo molto famoso in tutto il Giappone e rese la regione di Hokuriku il centro della nuova musica per taiko. Musicisti divenuti famosi con questo genere sono Sukeroku Daiko Seido Kobayashi. Nel 1969 fece la sua comparsa il gruppo Za Ondekoza, fondato da Tagayasu Den. Za Ondekoza riunì un gruppo di giovani musicisti che intendeva riprendere la tradizione del taiko e intraprendere un nuovo stile di vita. Nel corso degli anni settanta il governo giapponese stanziò dei fondi per conservare la cultura tradizionale; come conseguenza vennero fondati molti gruppi di kumidaiko. Verso la fine del XX secolo tali gruppi si sono diffusi nel mondo, in particolare negli Stati Uniti. Ora esiste anche un video game dal titolo Taiko Drum Master basato sulla taiko.
Yukar
La minoranza etnica del popolo Ainu, abitanti il nord del Giappone, pratica lo yukar, una forma di poema epico. Le storie narrate generalmente sono incentrate su Kamui, il dio della natura e Pojaumpe, un orfano guerriero.
Min'yō: Musica folklorica
Una donna giapponese con il suo shamisen, 1904
Le canzoni folkloriche giapponesi, min'yō, possono essere raggruppate e classificate in molti modi. Un classifiaczione molto diffusa le suddivide in quattro grandi categorie: canzoni sul lavoro, canzoni religiose, canzoni per l'intrattenimento, come nei matrimoni, funerali e feste, e canzoni per bambini.
I cantanti possono essere accompagnati dal liuto a tre corde, lo shamisen, tamburi ed il flauto dritto in bambù detto shakuhachi. Altri strumenti che possono fare da accompagnamento sono il flauto traverso shinobue, un gong e un tamburo a clessidra. Ad Okinawa, lo strumento principale è il sanshin. Questo è uno strumento tradizionale da cui deriva il giapponese shamisen. Strumenti elettronici come chitarre elettriche e sintetizzatori vengono usati regolarmente quando i cantanti di enka (genere musicale giapponese) cantano le canzoni min'yō.
La musica ondo è costituita da canzoni folkloriche con uno swing che può essere paragonato ad un tempo di 2/4. Una bushi è una canzone dalla melodia ben determinata. Il suo nome significa "sezione o nodo". Il nome non è quasi mai usato da solo ma viene premesso da un termine riferito ad una occupazione, luogo o nome di persona. Bon uta, come il nome stesso dice, sono canzoni per la festa delle lanterne dei morti. Le komori uta sono delle ninna-nanna. I nomi delle canzoni min'yō spesso contengono termini descrittivi, quasi sempre alla fine. Ad esempio: Kushimoto-bushi, Hokkai bon uta, Itsuki no Komoriuta…
Molte di queste canzoni sono caratterizzate dai cosiddetti kakegoe. I kakegoe sono delle grida ritmiche, nei min'yō spesso eseguite da un secondo cantante. Vi sono diversi tipi di kakegoe che variano da regione a regione. Ad Okinawa, per esempio, si usa l'interezione "ha iya sasa!". Nel Giappone continentale (nelle isole maggiori), è più facile udire "a yoisho!", "sate!", o "a sore!". Altri possono essere "a donto koi!" e "dokoisho!" Recentemente il sistema tradizionale detto iemoto, è stato applicato ad alcune forme di min'yō. Questo sistema era stato sviluppato per trasmettere i generi classici come nagauta, shakuhachi o koto, ma essendo stato ritenuto molto efficiente dagli insegnanti e gradito agli allievi che intendevano ottenere certificazioni di profitto e di valore artistico, ha consentito la diffusione del genere min'yō e di altre forme di musica che erano tradizionalmente trasmesse più informalmente. Al giorno d'oggi alcuni min'yō sono appannaggio di questa organizzazione pseudo-familiare e un lungo apprendimento è abbastanza usuale.
vi ricordate di…Itto Ogami?
Samurai (serie televisiva)
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Samurai
Titolo originale 子連れ狼, Kozure Ōkami
Paese Giappone
Anno 1970-1976
Lingua originale giapponese
Ideatore Goseki Kojima
Interpreti e personaggi
Tomisaburo Wakayama: Rōnin Itto Ogami nei film
Kinnosuke Yorozuya: Rōnin Itto Ogami nella serie televisiva
Samurai (子連れ狼, Kozure Ōkami) è una serie televisiva di enorme successo in Giappone, prodotta dal 1970 al 1976 e poi spesso ripetuta; è stata trasmessa anche in Italia su diverse emittenti televisive, per lo più a ora tarda, data la violenza implicita delle sue scene.
Indistintamente, si usa lo stesso termine (Lone Wolf and Cub Kozure Ōkami) sia per riferirsi ai sei film che alla serie tv, che all'omonimo manga originale creato dallo scrittore Kazuo Koike e dall'artista Goseki Kojima (disegnatore), pubblicato la prima volta nel 1970.
La storia è stata nel complesso riadattata, per:
sei film interpretati da Tomisaburo Wakayama,
quattro opere teatrali,
una serie televisiva, con protagonista l'attore Kinnosuke Yorozuya,
tutti lavori ampiamente riconosciuti come importanti e influenti nella cultura e nell'identità nazionale del Giappone.
Il primo Lone Wolf and Cub (Kozure Ōkami), è stato prodotto nel formato tipico Jidai-geki e trasmesso in tre stagioni di 26 episodi l'una, dal 1973 al 1976; ogni episodio durava 45 minuti.
L'attore Kinnosuke (Nakamura) Yorozuya ha interpretato il ruolo di Itto Ogami, e lo ha poi ripreso nella metà degli anni ottanta in successive miniserie e diversi film televisivi sul tema. Il ritratto che Yorozuya fa di Ogami nella serie, e la serie nel suo complesso, si dice siano più fedeli al manga originale (dal quale l'opera è tratta), rispetto ai film interpretati invece da Tomisaburo Wakayama.
La serie televisiva, trasmessa con successo anche in Italia a partire dagli anni ottanta, andava in onda solo a ora tarda per via delle scene di violenza. Mentre i film non sono mai arrivati, né in lingua originale né doppiati.
La serie è stata trasmessa negli Stati Uniti sulla Nippon TV col titolo The Samurai Fugitive (nella versione originale giapponese con sottotitoli in inglese), e riproposta a Toronto, Canada, dalla CFMT-TV (ora OMNI 1), sempre in originale giapponese con sottotitoli, col nome The Iron Samurai. È stata anche mandata in onda in Germania, doppiata in tedesco; in Italia, doppiata in italiano, intorno al 1980; e in portoghese è stata mandata in onda in Brasile come O Samurai Fugitivo, sulla TVS
I 26 episodi della prima stagione sono stati rilasciati in Giappone su DVD il 20 dicembre 2006, apparentemente senza sottotitoli. I primi dodici episodi sono stati rilasciati su DVD in Germania, con l'audio in giapponese e tedesco. Negli Stati Uniti, Blasters Media ha rilasciato la serie originale TV in DVD il 29 aprile 2008 sotto l'etichetta Shock Tokyo, contenente l'originale giapponese con sottotitoli in inglese. Al momento non esistono DVD né VHS ufficiali in italiano.
L'ultima serie televisiva prodotta, la più recente sempre intitolata Lone Wolf and Cub (Kozure Ōkami), è andata in onda dal 2002 al 2004 in Giappone, con Kinya Kitaoji nel ruolo di Itto Ogami.
Trama
Il samurai senza padrone, il rōnin Itto Ogami, si trova a dover compiere delle scelte importanti quando la sua famiglia viene uccisa e accusata di alto tradimento; la prima, se fare harakiri o fuggire e combattere per ritrovare la propria dignità e onore, sconfiggendo i propri nemici e cercando di smascherare il torto subito. La seconda, sarà rispetto al figlio "Daigoro" (miracolosamente sopravvissuto), allora ancora di pochi mesi. Anche se in tenera età, il padre chiede anche a lui di scegliere: o seguirlo, o condurre una vita normale; nel qual caso, lo avrebbe affidato alle cure di una balia.
Per operare questa scelta, il padre pone di fronte a lui alla sua destra la propria spada, alla sinistra una palla. Il figlioletto di pochi mesi, avvicinandosi a gattoni sceglierà la spada, scegliendo così quindi di seguire il padre nelle sue avventure.
A quel punto hanno inizio le avventure dei due. Il padre, infatti, si ricicla come assassino a pagamento in modo tale da poter racimolare abbastanza danaro, non solo procurarsi cibo e riparo per loro due, ma anche per comperare, in futuro, una carica politica per il figlio quando questi sarà adulto.
Episodi [modifica]
Stagione Episodi Prima TV originale Prima TV Italia
Prima stagione 27 1970 1984
Seconda stagione 26 1970-1976 1984
Terza stagione 26 1970-1976 1985
Errata Corrige Episodi [modifica]
Gli episodi della serie sono 79. All'interno della prima stagione trasmessa in Italia, esiste un episodio n. 05bis dal titolo "Oyuki" che non appare nella lista degli episodi trasmessi in altri paesi ed è basato sulla stessa storia da cui è stato tratto il quarto lungometraggio della serie Lone Wolf and Cub (Baby Cart in Peril)
Film [modifica]
Per approfondire, vedi le voci Lone Wolf and Cub (film) e Tomisaburo Wakayama.
Sono stati girati in totale sette Lone Wolf and Cub film interpretati da Tomisaburo Wakayama nel ruolo di Itto, sempre sulla base del manga come la serie. Sono conosciuti anche come The Sword of Vengeance in lingua inglese, e poi anche come la serie Baby Cart, perché il giovane Daigoro viaggia in una carrozzina spinta da suo padre.
I primi tre film, della regia di Kenji Misumi, sono stati rilasciati nel 1972 e prodotti da Shintaro Katsu, il fratello di Tomisaburo Wakayama e anche stella della serie Zatoichi (altra di enorme successo sui samurai, molto rinomata in Giappone). I successivi tre, invece, furono prodotti da lui stesso e diretti da: Buichi Saito, Kenji Misumi e Yoshiyuki Kuroda (editati nel 1972, 1973 e 1974 rispettivamente).
L'ultimo, Shogun Assassin (1980), è infine una compilation in lingua inglese soprattutto per il pubblico americano tratta principalmente dal secondo film con 11 minuti di riprese del primo. Inoltre il terzo film, Lone Wolf and Cub: Baby Cart to Hades, è stato ri-masterizzato in DVD negli Stati Uniti sotto il nome Shogun Assassin 2: Lightning Swords of Death [1].
Sono noti per una quantità incredibile di violenza stilizzata. Infatti, dopo il secondo, ognuno di essi culmina con Ogami che fa una "macellazione" completa di un intero esercito, da solo.
Assomigliano molto al fumetto: i pannelli dei manga sono stati ricreati in dettaglio perfetto, per tutta la serie dei film.
In aggiunta ai sei film originali e Shogun Assassin del 1980, vari altri per la tv sono stati mandati in onda, come le serie televisive (vedi i plot, le compilation o la più recente versione del 2002-2003). Questi, hanno al loro interno attori diversi come protagonisti: per esempio Kinnosuke Yorozuya Nakamura (si veda la sezione serie televisiva). Inoltre, nel 1979 un ennesimo film è stato prodotto intitolato Lone Wolf With Child: An Assassin on the Road to Hell, meglio conosciuto come Baby Cart In Purgatory, dove Hideki Takahashi gioca il ruolo di Itto Ogami mentre l'attore Tomisaburo Wakayama, quello di Retsudo Yagyu.
Nel 1992 infine, la storia è stata ancora una volta ripresa in un film, Lone Wolf and Cub: Final Conflict conosciuto anche come Handful of Sand o A Child's Hand Reaches Up, per la regia di Akira Inoue e interpretato da Masakazu
Curiosità
Nel film White Heaven in Hell, Ogami uccide 150 persone sullo schermo: il record più alto di morti per un solo personaggio in un singolo film, nella storia del cinema.[2]
Nella serie tv ci sono due diversi Daigoro (come attori), mentre Retsudo Yagyu viene interpretato da un attore diverso ad ogni stagione.
Nell'ultimo episodio della prima stagione TV, Retsudo Yagyu viene colpito con una freccia all'occhio destro da Itto Ogami, ma nelle stagioni successive porta la benda sull'occhio sinistro.
La testimonianza di un Seppuku
Testimone di un seppuku: tratti dal sito,ICHI DO – una via: KEN no KAMAE – tre posizioni – tre fondamenti
Nel 1868 un gentiluomo inglese, Lord Redesdale, in qualità di segretario del Consolato Britannico in Giappone, ebbe l'occasione di assistere su invito e come testimone, in quanto coinvolto nel fatto come rappresentante degli inglesi, alla cerimonia di Seppuku, il rituale suicidio dei nobili e Samurai Giapponesi.
Nel febbraio del 1868 accade che un gruppo di soldati giapponesi, agli ordini di Taki Zenzaburo, un Samurai al servizio del principe di Bizen, sparasse contro un accampamento di stranieri, di nazionalità mista. In quegli anni accadeva che stranieri nel suolo Giapponese interferissero nelle dispute tra lo Shogun (capo supremo dell'esercito) e l'Imperatore del Giappone. Per circostanze non chiare Taki Zenzaburo ordinò di sparare sul gruppo di stranieri causandone la morte di alcuni. Il fatto avvenne presso la città di Kobe (allora chiamato Hiogo). Gli venne pertanto ordinato di fare Seppuku.
Lord Redesdale fu il primo straniero in assoluto ad assistere ad un rituale di suicidio e narra l'episodio nel suo volume “racconti dal Giappone”.
Ne riporto i punti salienti:
I preparativi
Come testimone di una cerimonia di Hara Kiri (termine popolare per definire il Seppuku), posso descriverne lo svolgimento. La persona condannata era Taki-Zenzaburo, un Ufficiale Samurai del Daimyo (principe) di Bizen. Il Samurai condannato era stato giudicato responsabile della strage contro un accampamento straniero avvenuto nel febbraio 1868.
La cerimonia, ordinata dal Mikado in persona, ebbe luogo alle ore 22,30 nel Tempio di Seifukuji, nel quartier generale dell'esercito di Satsuma a Hiogo (attuale Kobe).
Ogni delegazione straniera era rappresentata da uno straniero, per un totale di sette testimoni stranieri. Erano accompagnati dai Samurai della principessa di Satsuma e Choshu. La cerimonia si svolgeva in privato. Alle porte del Tempio comunque, si accalcò una numerosa folla.
Il cortile del Tempio era molto pittoresco, molti soldati stazionavano all'interno attorno a grandi fuochi, che illuminavano le grotte situate nel luogo sacro.
Fummo introdotti in una sala dove aspetammo assieme ad alti Ufficiali giapponesi.
Dopo un lungo intervallo di tempo, reso ancora più lungo dal silenzio che regnava, arrivò Ito-Shunsuke, vice governatore di Hiogo, che prese i nostri nominativi e ci informò che sarebbero stati presenti altri sette Samurai “Kenshi” (ispettori di corpo giapponesi), un numero pari ai testimoni stranieri.
Il vice governatore Ito-Shunsuke quindi chiese se qualcuno volesse fare qualche domanta al condannato, ma nessuno fece richiesta. Dopo un altro lungo periodo di attesa fummo invitati a seguire i Kenshi nella sala principale “hondo” del Tempio, dove si sarebbe svolta la cerimonia.
Era una sala grande con colonne in legno e un alto soffitto sempre in legno, con grandi lampade dorate, Sul un lato era disposto un altare con il pavimento ricoperto da splendidi tappeti bianchi, mentre l'altare era coperto da un feltro rosso. Numerose candele erano disposte nella sala e diffondevano una luce attenuata, appena sufficente ad illuminare l'ambiente. I sette Kenshi si sistemarono alla sinistra degli scalini dell'altare, i testimoni stranieri a destra. Non erano presenti altre persone come testimoni o spettatori.
I preliminari
Dopo alcuni minuti entrò un uomo vigoroso, di circa 32 anni di età, dall'aria nobile, coperto da un grande mantello bianco, che seppi veniva usato solo per grandi occasioni. Si trattava del Samurai Taki-Zenzaburo, il condannato.
Era accompagnato da un “Kaishaku” e da tre Samurai vestiti in abiti da guerra, di stoffa dorata.
Lo “kaishaku” non è da considerarsi come il boia europeo. Egli aveva l'incarico di tagliare la testa del condannato subito dopo il taglio dell'addome. Era considerato un grande onore essere richiesto per tale funzione, e molte volte si trattava dell'amico più caro del condannato o di un parente.
In questo caso il Kaishaku era un allievo di Taki-Zenzaburo, che era stato scelto dagli amici del condannato per la sua abilità e precisione nell'uso della spada.
Taki-Zenzaburo, con il Kaishaku alla sua sinistra, si rivolse verso i testimoni Giapponesi con un rispettoso e solenne inchino da seduto, i Kenshi risposero con un solenne inchino, poi si rivolse a noi e ci salutò allo stesso modo.
Lentamente il condannato salì gli scalini e di fronte all'altare si inchino per due volte, con le mani giunte battè per tre volte e fece un altro inchino, poi si girò e fece un ultimo saluto verso di noi. Il Kaishaku si trovava alle spalle a sinistra del nobile Taki-Zenzaburo.
Uno dei tre Samurai vestiti di guerra avanzò poggiando davanti al condannato un cuscino dorato usato per le grandi offerte, sopra il cuscino poggiava una spada corta chiamata “Wakizashi” (la spada compagna), tagliente come un rasoio.
Questa spada gli venne consegnata con molti inchini e accettata dal condannato con grande rispetto, che la portava alla fronte inchinandosi più volte, poi la posò a terra davanti a lui.
La dichiarazione
Giunti a questo punto Taki-Zenzaburo prese la parola, la voce tradiva una certa emozione come del resto ci si poteva aspettare data la situazione, ma dall'aspetto esteriore non traspariva niente dello stato d'animo.
“Io, e solo io, ho dato l'ordine senza averne il potere, di sparare sugli stranieri a Kobe, mentre tentavano di fuggire. Per questo orrendo crimine io mi ucciderò, e vi prego di farmi l'onore di essere presenti quali testimoni”
Quindi si inchinò profondamente verso i testimoni e si tolse parte dei suoi vestiti rimanendo a torso nudo, fino alla cinta, e utilizzando i vestiti tolti ripiengandoli con cura e ponendoli sotto le proprie ginocchia affinchè, in tal modo, non potesse cadere all'indietro poiché un Samurai deve cadere sempre in avanti. Poi, deliberatamente, con la mano ferma prendeva la corta spada che aveva posto avanti a lui. La guardava a lungo, quasi con affetto, come se volesse fissarvi i propri pensieri per l'ultima volta.
Seppuku
Si conficcava quindi la spada nel fianco sinistro, tirandola poi in alto verso il fianco destro. Durante questa operazione, senz'altro molto dolorosa, il viso del guerriero non tradiva alcun segno di dolore.
Mentre estraeva la spada dal proprio ventre si chinava in avanti e allungava il collo. Per la prima volta notai che aveva un'espressione di dolore senza però emettere alcun lamento.
In quel preciso momento il Kaishaku, che era stato fino ad allora in ginocchio, si alzò di colpo, alzo la spada lunga sopra la propria testa, poi con severo fendente separò la testa dal corpo con colpo netto.
"in quale altra parte del mondo si insegna all'uomo che l'ultimo tributo di affetto che può rendere al miglior amico è quello di essere l'esecutore della sua morte?"
Il Kaishaku e tutti i Samurai presenti quindi si inchinarono. Poi il Kaishaku poggiò la spada su una ampio foglio bianco e la consegnò ad uno dei Samurai presenti perché venisse portata via in modo solenne e venisse mostrata alla folla come prova dell'avvenuta esecuzione.
Un angolo di Giappone in Italia
Curiosando su internet ho trovato questo posto: il WabiSabiCulture.
Un (bio)agriturismo molto particolare in stile Ryokan Giapponese nel cuore delle Marche.
I prezzi non sono proprio economici e bisogna vedere quanto sia un operazione commerciale, ma sembra interessante.
Riporto un estratto
[WabiSabiCulture]
WabiSabiCulture è una esperienza sensoriale per la ricerca della pace e del benessere psico-fisico, attraverso l'antica filosofia Giapponese Wabi Sabi che esprime un ideale estetico poetico e semplice, legato alla via del tè verde [sado] e alla cerimonia del tè [chanoyu] e alla meditazione Zen buddhista [dhyana], calmo dimorare. Si ricerca ed esalta la bellezza estemporanea della natura mutevole e fragile [wabi] la bellezza dell'imperfezione dell'irregolarità che diventano caratteristiche di unicità e quindi come tali irripetibili e preziose. L'osservazione della meraviglia nel quotidiano in cui il vivere diventa cammino artistico e spirituale. La bellezza nel tempo che passa [sabi] dove tutto si trasforma ed arricchisce e ci permette di riconoscere ed apprezzare la bellezza dell'impermanenza, il divenire. Sei anni di ricerche e lavoro per un progetto unico in Italia e di rilevanza europea, dedicato allo studio dell'architettura rurale giapponese secondo l'ideale estetico del wabi sabi con larghe e importanti travature, intonaci a calce e paglia e stanze tatami, ma anche al chado [la via del tè], ai tessuti boro indigo dye, alle ceramiche hagi legate alla cerimonia del tè e alla accurata selezione di tè verdi pregiati e certificati organici della valle di Uji, Kyoto.
WabiSabiCulture rappresenta la ricerca che trasversalmente scopre, studia e sperimenta antiche filosofie orientali legate a paesi e culture diverse che si integrano in una armonioso cammino di Pace attraverso lo Zen e le Arti Meditative.