Endo
La storia personale di Dôjôchô
Nel 1943, Seishiro Endo è nato a Shimohirao, Saku-shi, prefettura di Nagano. Si è laureato da Nozawa-kita High School, poi Gakushuin University, Tokyo.Mentre nelle università, ha capitanato l'Univ Gakushuin. Aikido Club.
Dal 1967, ha studiato Aikido presso Hombu Dojo di Aikido, Aikikai Foundation sotto Morihei Ueshiba, il fondatore dell'Aikido, come uno degli studenti apprendista ultimo Gran Maestro. Ispirato dal suo padrone, ha cercato di introdurre l'Aikido non solo in Giappone ma in tutto il mondo. Fino ad oggi ha visitato numerosi dojo non solo in Giappone così come dojo in più di 30 altri paesi.
Seishiro Endo Shihan, ora un ottavo dan Shihan Hombu Dojo di, Aikikai Foundation, conduce Saku Aikido Dojo e Rikuyôkai, una Domenica Aikido classe alla Gakushuin dell'Università come bene.Egli è anche un docente part-time presso la Tokai University, Kanagawa. E 'docente di corsi di Aikido presso diverse aziende, università, locali e club in tutto il Giappone, seminari all'estero si svolgono ogni anno, ad esempio, in Francia, Svezia, Finlandia, Liechtenstein, Svizzera, Austria, Olanda e Spagna.
Nel 1993 Endo Sensei costruito Aikido Saku Dôjô nella sua città natale.
Nel 2001 è stato insignito dan ottavo.
Wakashudo che significa?
Significato
Wakashudo noto anche come Shudo significa "la via dei giovani" o più esattamente, "la via dei giovani (waka) uomini (shu). Il "fare" è legato ad una parola cinese "tao", considerata come una disciplina strutturata e insieme di conoscenze, anche come un percorso di risveglio.
Il samurai più anziani nel rapporto Shudo è stato chiamato il nenja mentre il più giovane è il Wakashù.
Origine del Wakashudo
Il primo termine è apparso nel corso del 17 ° secolo. E 'poi seguito nella tradizione giapponese omosessuale dalle relazioni d'amore tra bonzi e loro accoliti conosciuto come chigo. Il presunto fondatore di amore omosessuale in Giappone è Kuka, noto anche come Kobo Daishi. Kuka noi il fondatore della scuola Shingon di pensiero che si dice abbia portato oltre dalla terraferma, insieme con gli insegnamenti del Shingon o gli insegnamenti di amore maschile. Monte Koya è la posizione del monastero di Kobo Daishi serve come sinonimo di amore maschile fino alla fine del periodo premoderno.
Aspetti culturali
La pratica è stata confermata in alta considerazione dunque incoraggiata soprattutto all'interno della classe dei samurai. E 'stato preso come benefiche per i giovani, di insegnargli la virtù, l'onestà e l'apprezzamento della bellezza. Il suo valore era diverso con l'amore delle donne, che è stato condannato per femminilizzanti uomini.
Sostanziale letteratura storica e finzione del periodo lodato la bellezza e il coraggio dei ragazzi fedeli alla Wakashudo. Il moderno storico Jun'ichi Iwata ha stilato un elenco di 457 titoli dei secoli 17 e 18. E 'stato poi considerato come un "corpus di pedagogia erotica".
L'ascesa al potere e l'influenza del ceto mercantile ha visto anche l'adattamento della pratica di Shudo dalle classi medie. L'espressione omoerotica in Giappone, ha iniziato ad essere più strettamente legato ai viaggi attori kabuki conosciuto come Tobiko, "ragazzi volare", che sono stati presi come prostitute.
Nel periodo Edo (1600-1868), attori kabuki, noto come onnagata quando gioca ruoli femminili, spesso lavoravano come prostitute fuori scena. Kagema erano prostitute di sesso maschile che ha lavorato presso bordelli specialista chiamato "kagemajaya". Entrambi gli attori kagema e kabuki erano molto richieste dai sofisti del giorno, che spesso praticato danshoku / nanshoku, o l'amore maschile.
Il rapido declino della omoerotica sanzionato praticato durante la fine del 1800 è successo alla partenza del restauro Mejii e la crescita dell'influenza occidentale.
i 7 principi del Bushido
I sette principi del Bushidō
義 , Gi: Onestà e Giustizia
Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
勇 , Yu: Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.
仁 , Jin: Compassione
L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.
礼 , Rei: Gentile Cortesia
I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.
誠 , Makoto o 信, Shin: Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
名誉 , Meiyo: Onore
Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
忠義 , Chugi: Dovere e Lealtà
Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.
BUSHIDO IL CREDO DEL GUERRIERO
Non ho genitori;il Cielo e la Terra sono i miei genitori.
Non ho dimora;il Tan T’ien(sede del Ki)è la mia dimora.
Non ho potere divino;la Sincerità è il mio potere divino.
Non ho mezzi;l’Obbedienza è il mio mezzo.
Non ho potere magico;la Forza Interiore è il mio potere magico.
Non ho né vita né morte;l’Aum (l’eterno) è la mia Vita e la mia Morte.
Non ho corpo;l’Impassibilità è il mio corpo.
Non ho occhi;i miei occhi sono il Lampo.
Non ho orecchie;le mie orecchie sono la Sensibilità.
Non ho membra;le mie membra sono la Prontezza.
Non ho leggi;l’Autodifesa è la mia legge.
Non ho strategia;Diritto di uccidere e Diritto di ridare la vita sono la mia strategia.
Non ho progetti;Cogliere al volo l’Occasione è il mio progetto.
Non ho miracoli;le Leggi giuste sono i miei miracoli.
Non ho principi;l’Adattabilità ad ogni situazione è il mio principio.
Non ho tattiche;Vuoto e Pienezza sono la mia tattica.
Non ho talento;lo Spirito Pronto (intuito) è il mio talento.
Non ho amici;la Mente è mia amica.
Non ho nemici;l’Imprudenza è il mio nemico.
Non ho armatura;la Benevolenza è la mia armatura.
Non ho castello;la Mente Impassibile è il mio castello.
Non ho spada;No-Mente è la mia spada.
Yoroi: armatura
O-Yoroi: armatura da Daimyo,caratterizzata da una presenza maggiore di lacci in seta
l’armatura
LE ARMI E GLI EQUIPAGGIAMENTI DI UN BUSHI (guerriero)
FUNDOSHI perizoma, generalmente di lino o cotone sbiancato e foderato in inverno.
SHITAGI camicia molto simile al kimono ma di taglio molto più aderente.
OBI cintura destinata a fissare lo shitagi, girata due volte intorno alla vita ed annodata sul davanti.
YOROI HITATARE veste di grande pregio, spesso decorata con grande maestria da abili artigiani.
KOSHI-ITA calzoni di tipo cerimoniale a spacchi laterali, in battaglia probabilmente sostituiti dagli kobakama, più corti e aderenti, generalmente destinati ai bushi di rango inferiore.
KAWA-TABI calzini di pelle, con la caratteristica cucitura che separa l’alluce, (di stoffa MOBIEN-TABI).
HADAKI gambali di cotone o lino legati alla parte interna del polpaccio.
TSURANUKI stivali foderati in cotone pesante o seta, le suole sono in cuoio rigido.
WARAJI sandali costruiti con vari materiali, si usavano nelle campagne estive.
SUNE-ATE schinieri di lamina metallica laccata o cuoio laccato cuciti su tessuto imbottito.
ABUMI ZURE banda in cuoio e fissata nella parte inerna dello schiniero, atta a proteggere il polpaccio dallo sfregamento contro sella e staffe.
HIZA-YOROI KAKUZURI coppa metallica con funzione di protezione delle ginocchia.
HAIDATE grembiule diviso nel mezzo a protezione delle gambe, poco usato per via dell’intralcio notevole al movimento.
ITA-HAIDATE cosciale di foggia più europea, costituito da lamine curve cucite su tessuto.
KUSAZURI-KYAHAN gambale di maglia metallica, cucito su stoffa imbottita, usato per lo più da fanti o bushi di rango inferiore.
YUGAKE guanti di pelle morbidissima.
KOTE-TEGAI manica di stoffa corazzata da maglia metallica o piastre metalliche.
KAMURI-ITA piastra metallica a protezione della spalla, veniva fissata al petto e alla manica corazzata con due corde di seta intrecciata.
GAKU-NO-ITA piastra metallica a protezione del braccio, fissata con maglia metallica alla manica.
HIJ-GAME cubitiera a protezione del gomito, cucita sulla manica.
IKADA lamine metalliche longitudinali a protezione dell’avanbraccio, poteva essere anche un solo pezzo.
TETSU-GAI piastra modellata a coprire il dorso della mano, comprendeva 4 anelli metallici in cui si infilano le dita, più anticamente comprendeva anche della maglia metallica, poi abbandonata.
TOMI-NAGAKOTE collare di pelle o maglia metallica, arrivava solo fino ai pettorali, era collegato alle maniche corazzate.
WAKI-BIKI lembi di maglia metallica atti a chiudere le fessure tra il do e le maniche corazzate, venivano fissate con botan-gate (bottoni), ganci (kohaze-gake), o corde (himo-tsuki).
DO’ corpo centrale della corazza costituito da lamine metalliche laccate, generalmente di colore nero, marrone, ruggine o rosso, e unite tra loro tramite allacciature con cordicelle di seta colorata (odoshi-ge) o cuoio; la particolarità dell’allacciatura era quella di formare un disegno o una scala di colori, che donava al DO’ un’aspetto splendido.
HARA-ATE corazza in due pezzi sullo stile delle armature europee, ebbe una scarsa diffusione almeno fino al XV secolo, si pensa che la sua introduzione sia dovuta ai contatti con i mercati portoghesi.
HARAMAKI-DO do aperto sul dorso, in alcuni casi chiuso da una piastra aggiuntiva, denominata la piastra del codardo.
DO’- MARU do allacciato sui lati.
KARA-ATE bretelle imbottite e ricoperte di cuoio, usate per sostenere il do.
SODE spallacci di lamina allacciata come il do’, servivano a proteggere le braccia e le spalle, con lo O-YOROI, erano di forma squadrata e molto ampia, con il DO-MARU, diventavano più curvi e corti, i primi venivano fissati tramite lacci di seta colorata alla schiena (agemaki), i secondi si allacciavano direttamente alla manica corazzata.
HATO-O-NO-HITA piastra legata alla schiena e pendente sul davanti a chiudere il varco tra il do’ e le braccia (sinistra)
SENDAM-NO-ITA idem ma destra.
KOSHIATE reggispade di varia foggia e forma.
WAZIKASHI spada corta.
TACHI spada lunga, in ambedue i casi sono nomi propri di quella che noi occidentali definiamo katana.
NO-DACHI katana di dimensioni e peso notevolissimi, solitamente portata dietro la schiena.
NODOWA gorgiera in lamine metalliche allacciate con lo stile odoshi-ge, veniva allacciato con cordicelle al collo.
HACHI coppo dell’elmo, costituito in genere dalle otto alle sedici lamine troncate in cima e unite a mezzo rivettatura.
HOSHI-KUMO lamine parallele al coppo a rinforzo della parte frontale.
TATAMI-KABUTO elmo composto da cechi di lamine unite per allacciature e quindi pieghevole, non usato in battaglia.
HARAIDATE sostegno per cimiero.
MAEDATE cimiero, di varie foggie e materiali.
SHIKORO paranuca, composto da tre a un massimo di sette lamine metalliche laccate e unite con cordicelle di seta, il numero delle lamine metalliche, definiva la tipologia dell’elmo, il sammai-kabuto tre lamine, il gomai-kabuto cinque lamine, l’interno era generalmente laccato di rosso vivo, il tutto era fissato allo haci con rivetti.
FUKIGAESHI formati con il prolungamento di una delle lamine dello shikoro, o con il lembo prolungato dello haci, serviva a deviare i fendenti alle spalle o al viso.
UCHI-BARI sotto elmo formato da cordicelle di pelle a scopo sospensivo.
HACHI-MAKI fascia di seta generalmente bianca portata annodata sulla fronte o sulla nuca, il suo scopo era di impedire al sudore di colare negli occhi durante il combattimento.
MEMPO maschera prottettiva del viso in vari materiali, modellata con sembianze demoniache, aveva lo scopo di terrorizzare il nemico, saldamente collegata all’elmo, aveva la duplice funzione di proteggere il viso, e di rendere l’elmo ben saldo in testa.
GUSOKU-BITSU cassa per custodire l’armatura e l’elmo.
i fiori di ciliegio
“Il fiore per eccellenza
è il ciliegio,
l’uomo per eccellenza
è il guerriero.”
Yukio Mishima.
Si narra che il colore dei fiori del ciliegio in origine fosse candido ma che, a seguito dell’ordine di un imperatore di far seppellire i samurai caduti in battaglia sotto gli alberi di ciliegio, i petali divennero rosa per aver succhiato il sangue di quei nobili guerrieri. Anche quelli che, tra i samurai, secondo il loro codice d’onore, decidevano di suicidarsi, sembra fossero solito farlo proprio sotto gli alberi di ciliegio.
Al di là delle leggende, è indubbio che nella cultura tradizionale giapponese il fiore di ciliegio occupa un posto d’onore, tanto da essere divenuto fiore nazionale.
Il ciliegio, in particolare al momento della sua fioritura, esprime in maniera eccezionale la concezione che i nipponici hanno della vita, il loro stretto rapporto con la natura, l’amore per il bello che non è mero senso estetico, bensì comprensione della grandiosità e magnificenza della vita, pur nella sua caducità.
La fioritura dei ciliegi in Giappone avviene in aprile e, a causa della differenza di temperatura fra il nord e il sud dell’isola, comincia nelle regioni più a sud e sale rapidamente verso quelle del nord lungo una linea ideale che viene chiamata sakura zensen (sakura = ciliegio, zensen = fronte, come a ricordare la fronte ora calda, ora fredda a seconda delle variazioni di temperatura). L’intera popolazione giapponese segue con fervido interesse l’avanzamento dello sbocciare dei fiori lungo tutte le regioni: telegiornali e quotidiani pubblicano bollettini in continuo aggiornamento sulle fasi della fioritura, vengono organizzate gite collettive anche dalle scuole e da numerose aziende. Il recarsi ad ammirare la fioritura dei ciliegi è tradizione antica, sembra risalga al periodo Heian (794 – 1185), e viene chiamata Hanami (hana = i fiori, mi (miru) = vedere); la fioritura dura alcuni giorni, in genere uno o due, giorni in cui i giapponesi, accorsi nei parchi delle loro città od in quelli maggiormente famosi per l’evento (come, ad esempio, Yoshino, nella regione montuosa vicino a Osaka), radunati sotto gli alberi, cantano, ballano, mangiano e bevono, con gioiosa partecipazione collettiva a quello che può considerarsi uno dei momenti maggiormente rappresentativi della cultura e del cuore autentico del Giappone.
Coincidendo con l’equinozio di primavera, la fioritura del ciliegio rappresenta la rinascita, il rinnovamento, la forza vitale insita in tutte le cose di questo mondo. Un simbolo di vita, dunque, ma anche del suo naturale “opposto”: il fiore di ciliegio, appena raggiunge il massimo del suo splendore, si stacca e muore, viene portato via dal vento e con esso si disperde. La vista di un ciliegio in fiore è davvero emozionante: fa emergere prepotentemente nel nostro animo sentimenti apparentemente contraddittori, di gioia ma anche di sgomento, di smarrimento. Il fiore di ciliegio è testimone del fatto che la vita è un dono meraviglioso, ma anche che dura poco.
Dunque la tradizione giapponese, altamente simbolica, trova nella fioritura dei ciliegi la sublimazione dell’esperienza della vita, della sua caducità e della sua effimera bellezza.
cena aikido
come da sondaggio effetuato nelle precedenti lezioni
informo che la cena Natalizia si terrà il venerdì 3 febbraio alle ore 20:00 presso
La Trattoria Bella Società
piazza XX settembre 9 Reano
aperitivo: focaccie, crostoni con taglieri d'affettati vari
antipasto: filetto di maiale lardellato con insalata di valerianella e mele renette
acciughe con bagnetto, lingua e galatina
tonnato alla moferrina
primi: panzerotti di magro con salsa al grana e papavero
maltagliati con le fave e pecorino affinato al mirto
secondi: arrosto di maiale in salsa + contorno
dessert: a scelta tra: bonet, creme caramel, crema catalana, mousse al cioccolato e crostate
vino della casa , caffe' e amari
per chi segue una dieta vegetariana il ristorante propone portate alla carta.
tutto compreso 25,00 € a testa.
attendo conferma
Grazie Ezio.
Aikido giusto o sbagliato? Quanti stili di Aikido ci sono?
Spesso ci si chiede come mai l'aikido che si vede fare da una persona può essere completamente diverso da quello di un'altra persona. Uno è giusto e uno è sbagliato?
Provo a esprimere una mia opinione.
Di certo, l'esperienza e la propria struttura fisica incidono moltissimo e sebbene la base deve essere uguale per tutti, a partire da certi livelli di padronanza (che secondo me possono arrivare prima o anche molto dopo aver conseguito il primo livello di cintura nera) si inizia volenti o nolenti a "interpretare" l'aikido alla luce di quanto si è capito e di cosa si può esprimere.
Storicamente, gli allievi di O-sensei arrivavano dalle più disparate arti marziali e ognuno assimilava una parte dell'aikido del fondatore.
Morihei Ueshiba stesso creò l'aikido a partire dal Daito-Ryu Akijujutsu, scuola guerriera da cui è partito per poi formare l'insieme di tecniche che compongono l'aikido.
Alcuni di questi allievi facevano parte di una cerchia interna privilegiata (gli uchi-deshi) che vivevano a stretto contatto con il fondatore e potevano studiare in maniera più approfondita tutti gli aspetti di quest'arte marziale.
Si dice che O-sensei difficilmente spiegava le tecniche; le dimostrava e basta. Tutte le spiegazioni erano su base filosofica, più che su come andasse eseguita la tecnica.
Un praticante che ha già una base di un altra arte marziale, inevitabilmente tende a fondere gli aspetti di queste discipline e quindi praticanti molto diversi iniziano a manifestare un aikido piuttosto diverso.
Queste persone trasmettono una base comune e un' interpretazione diversa della stessa disciplina.
Se questo nasce già dai grandi maestri, figuriamoci poi le strade che possono prendere i successivi allievi.
L'aikikai rappresenta lo stile ufficiale, la base se vogliamo.
L'Iwama Ryu (o Takemusu Aikido) viene ritenuto quello più autentico e vicino a quello del fondatore.
Poi tra i più noti ci sono lo Yoshinkan e il Ki-aikido, giusto per citarne alcuni,
Quindi trovo piuttosto naturale vedere impostazioni ed esecuzioni differenti quando ci si confronta con gli altri praticanti, ma definire quale sia l'aikido giusto o l'aikido sbagliato (tranne che per le evidenti eccezioni del caso, dove chiaramente quel che si pratica non è più aikido e manca la base vera e propria) diventa piuttosto un "fai parte del mio circolo" o "non fai parte del mio circolo".
Fai la tecnica nel modo Aikikai o nello stile IWAMA? Stile duro o morbido? realistico o farlocco? Fai parte della federazione grande o di quella piccola?
Trovo che separare, quando alla base ci dovrebbe essere l'unione, non sia una gran cosa, e spesso ci si scorda che si è partiti tutti dalla stessa radice.
Fortunatamente non ragionano tutti allo stesso modo e spesso si incontrano o si vedono maestri e praticanti che vanno oltre queste divisioni e finalmente si può praticare la via dell'armonia 🙂
E per l'aikido in italia?
Qui si trova un approfondimento al riguardo, che dimostra anche quanto sia stata articolata e interessante la sua evoluzione nel nostro paese,
Stage da Yoshimitsu Yamada Maggio 2011
Già che ci sono un piccolo recupero…
Uno stage che ha messo a dura prova le mie gambe e la schiena, ma estremamente soddisfacente, pieno di stimoli tecnici molto interessanti e anche di idee organizzative che dovrebbero essere copiate anche in altri stage che attirano grandi numeri di partecipanti (nello specifico, mettere a disposizione frutta fresca nelle pause stage e acqua a profusione, tutto compreso nell'obolo di iscrizione)
Notare la mia faccia da pirla sconvolto e quella estatica, quasi in beatitudine di Canetti-san 🙂